21. Dimissioni

Creato il 12 febbraio 2011 da Fabry2010

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Alberto esce dall’aula cercando di superare la selva di studenti che approfittano dell’attimo per porgergli domande, complimentarsi per il corso o semplicemente salutarlo. Sta già pensando ad altro; o meglio: ha le orecchie tese a cogliere frammenti di dialoghi, frasi smozzicate, strascichi di discussioni. Ha preso l’abitudine quando si è accorto che la realtà è un deposito di materiali inesauribile: basta saper guardare e ascoltare per ritrovarsi la pagina già pronta, bisognosa solo della lima per smussare, plasmare, impreziosire. Ora, per esempio, vede una coppia di studenti – un biondino smilzo dalle sopracciglia folte e una rossa dagli occhi azzurri e le lentiggini – che si scambiano parole rapide e tese: Ho visto come lo guardavi, sembravi in estasi! E allora? Fossi capace tu di fare una lezione così sull’ermetismo. Io sono uno studente, fra vent’anni sarò meglio di lui! La lezione la seguo oggi, fra vent’anni ci aggiorniamo. Alla ragazza si accendono gli occhi, mentre parla; per un istante s’incontrano con quelli di Alberto e si fa rossa anche in volto. Si rivolge al ragazzo come per dirgli: Zitto che ci sente! Alberto è felice quando il mondo gli regala i suoi segreti; si rende conto che allo scrittore urge più che al critico e per questo ama il mondo in modo più speciale. Anzi, ora capisce che solo lo scrittore può sentire tutto come suo, anche la ragazza dai capelli rossi e gli occhi azzurri, e se il ragazzo sapesse che lei sta diventando il personaggio di un romanzo sarebbe molto più geloso, o forse più fiero, o forse indifferente, perché la vita che si trasforma in opera diventa inattingibile, sacra, e nessuno può più rivendicarne l’esclusiva: è un alfabeto che il lettore decifra altrimenti, con altre intenzioni, altri desideri. Alberto è in strada, entra nella macchina deciso a dimettersi al più presto.



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