Purtroppo, quest'anno, tale ricorrenza si celebra proprio nello stesso momento in cui, sia a livello nazionale che a livello locale, viene di fatto CALPESTATA la volontà di quei 26 milioni di italiani che nel 2011 si sono espressi a favore della gestione dell'acqua in chiave totalmente pubblica.
Pochi giorni fa, infatti, la maggioranza di governo ha votato a favore dell'emendamento del deputato PD Borghi che CANCELLA l'articolo 6 della Legge popolare per la Ripubblicizzazione dell'Acqua, ovvero, con un colpo di mano, il PD ha stravolto l'impianto della legge eliminando la norma che prevede che l'acqua sia pubblica, che la gestione dell'acqua sia pubblica e che le infrastrutture dei servizi idrici siano pubbliche. Ora la legge verrà discussa alla Camera e proprio a questa discussione si affidano le speranze dei cittadini che hanno votato a favore dell'acqua pubblica.Ma non finisce qui! A intervenire sul servizio idrico c'è anche il Testo Unico sui servizi pubblici locali, decreto attuativo della legge Madia, che nei fatti indica ai comuni come la ripubblicizzazione dell’acqua debba essere solo una delle vie possibili , e ovviamente non la preferibile. Inoltre, questo decreto attuativo cancella di fatto anche l’altro referendum, quello sulla tariffa ovvero stabilisce che si tornerà a leggere in bolletta la voce la “adeguata remunerazione del capitale investito, coerente con le prevalenti condizioni di mercato”. Cosa significa? Che i cittadini, dovranno farsi carico anche degli investimenti fatti dai gestori.Se a tutto ciò aggiungiamo il fatto che lo Sblocca Italia ha avuto come obiettivo principale la concentrazione dei servizi pubblici locali nelle mani di poche grandi multi-utility capaci di competere all’estero e ha previsto che divenisse “gestore unico” (obbligatorio per ogni ambito territoriale) chi ha già in mano il servizio “per almeno il 25 % della popolazione” ( ovveroA2A, Iren, Hera, Acea, etc) e poi la legge di Stabilità ha incentivato i Comuni a privatizzare i servizi pubblici a rete (acqua inclusa) attraverso sconti sul Patto di Stabilità interno, arriviamo facilmente a comprendere come mai un filo governativo, nonché fedelissimo di Renzi, come il sottosegretario Del Basso De Caro spinga così fortemente per la fusione tra Alto Calore Servizi e Gesesa, partecipata di ACEA.Siamo di fronte ad una piramide del potere di stampo feudale, in cui il sovrano Renzi, cui si deve obbedienza e fedeltà, regna e affida gli incarichi sui territori, ovvero ordina di spingere per le privatizzazioni, ai vassalli sottosegretari, presidenti di consiglio regionale, segretari di partito e perfino presidenti di società di gestione dell'acqua, i quali a loro volta agiscono sui valvassori sindaci, magari anche attraverso prebende di vario genere, vedi assunzioni tramite Garanzia Giovani o promesse di candidatura per le prossime amministrative, affinché le posizioni dei superiori prendano piede e vengano accettate senza discussione alcuna dai servi della gleba ignoranti.Oggi, però, il popolo, quello che non vuole più essere servo, si è affrancato da quell'ignoranza di un tempo su cui si basa una quota notevole e malsana di politica nazionale e locale!