22 minuti per innamorarsi di Bodini

Creato il 22 febbraio 2012 da Upilmagazine @UpilMagazine

Nel numero precedente abbiamo tracciato la vita ed i tormenti interiori di Vittorio Bodini, la sua poesia che sa toccare ogni corda del nostro essere. Stavolta abbiamo esplorato la vita del poeta nel suo rapporto, in trasposizione cinematografica,
con la sua terra ed i conterranei.
“Poppitu” è infatti la storia sospesa tra racconto e magia costruita attorno alla figura di Vittorio Bodini, oggetto di uno dei temi del concorso “Progetto memoria”, bandito da Apulia Film Commision.
L’abbiamo fatto incontrando Vito Palumbo, giovanissimo regista che insieme a Roberto De Feo ha girato il cortometraggio con protagonisti Maurizio Nicolosi e Paolo De Vita.


22 minuti di autentica poetica girati nei dintorni di Cutrofiano, Giurdignano, Muro Leccese; dove scenari suggestivi, campagne assolate e silenti, fanno da cornice alla storia di due fratellini degli anni ’60, Oronzo e Giulio che, incuriositi dall’anziano poeta chiuso nella sua casa di campagna a scrivere poesie, gli si approcciano timidamente. Un tenero rituale unisce i protagonisti, quello dei due bicchieri di orzata che Bodini lascia sul davanzale della finestra dalla quale i bambini lo osservano, sino a quando un giorno uno dei due riuscirà a superare le proprie paure ed entrerà nella casa, avvicinandosi simbolicamente alla poesia.
Sarà lui un domani ad evolversi, ad uscire dal mondo chiuso ed asfittico della provincia, mentre l’altro (poppitu) rimarrà per sempre radicato alla sua terra. Entrambi metafora del conflitto che a lungo tormentò in vita il poeta, costantemente dibattuto tra appartenenza alla terra e necessità/voglia di andare via; tra amore ed odio per il Sud così perfettamente racchiusi nei semplici ma drammatici versi “mio paese così sgradito da doverti amare”. Gli stessi che tanto hanno colpito Vito Palumbo, anche lui lontano, anche lui un po’ in fuga dalla sua Salerno, da molto tempo.
“Non conoscevo Bodini – dice – ho letto le sue poesie quando l’autrice Mariapia Autorino ci ha chiesto di leggere la sceneggiatura di ‘Poppitu’.

La mia esperienza di vita, come quella di tanti artisti del Sud è simile. Ho vissuto a Roma, ora a Bari, poi chissà. Non potevo non riconoscermi nel rapporto di odio-amore del poeta con la sua terra. Ho letto tutto quanto c’era da leggere, ho scoperto suoni e colori di Bodini che mi hanno affascinato e alla fine abbiamo deciso con Roberto di girare. Non faccio qualcosa se non mi piace, nel mio lavoro è fondamentale sentire, emozionarsi, credere in ciò che si fa, altrimenti sarebbe inutile”.
Palumbo parla della loro esperienza nel Salento, della ricerca di quei luoghi dalle case di calce, dalle piazze coi vecchi, così vivi e presenti nella poesia di Bodini. Lo spunto è nei versi di “Cocumola” dalla raccolta “La luna dei Borboni”, ma non solo. Per giorni la troupe e la produzione esecutiva Cinerapa hanno macinato chilometri tra muretti a secco, uliveti, fichi d’india, nelle piazze e nei vicoli. Con scongiuri e speranze affinché il bel tempo accompagnasse i pochissimi giorni delle riprese, solo quattro per l’esattezza.
E questo ci fa scoprire che un cortometraggio in fondo somiglia tanto ad una poesia. In pochi minuti (poche righe) il regista (poeta) trasmette l’essenza di un’emozione trasportando lo spettatore (lettore) in un microcosmo di sorprendente immediatezza. Con “Poppitu” accade. Si guarda, si ascolta, ci si immerge.
Il tutto condito dai sapienti suoni di un arrangiatore di spessore come Antonio Annona che ha lavorato con Pino Daniele e Gigi D’Alessio. “Il quale - ci racconta il regista campano- ha composto le musiche mentre guardava scorrere per la prima volta il filmato sul monitor davanti a sé. Le note nascevano contemporaneamente alle immagini, in quella semplice e naturale armonia di un tutto che raramente si materializza nella creazione di qualcosa”.
Alla fine di questo breve viaggio nel mondo quasi sconosciuto e sommerso dei “corti”, ci piace scoprire che si può fare cinema anche senza effetti speciali, senza grandi mezzi finanziari, senza cast hollywoodiani, senza troupe ciclopiche. Un cinema libero.

 
“Progetto memoria”, il concorso per giovani registi pugliesi voluto e finanziato da Apulia Film Commision, si è posto l’obiettivo di ricostruire l’identità della Puglia letteraria del ’900 e di creare un archivio per poter ridisegnare un’appartenenza culturale complessiva, spesso dimenticata.
Nell’edizione 2010/2011 del concorso, oltre a “Poppitu” sono stati premiati:
“Mimmo, Mimino & Mimì, ossia Domenico Modugno” di Michele Roppo ed Antonella Sibilia
“Binari” - dedicato all’editore barese Vito Laterza di Alessio Giannone
“Lutto di civiltà” – in memoria di Peppino di Vagno deputato socialista assassinato dai fascisti di Pierluigi Ferrandini.
“Il bando” – che riunisce in modo surreale i quattro personaggi a cui dedicato il concorso di Gianluca Sportelli.

 
COCUMOLA
Un paese che si chiama Cocumola
è come avere le mani sporche di farina
e un portoncino color limone.
Uomini con le camicie silenziose
fanno un nodo al fazzoletto
per ricordarsi del cuore.
Il tabacco è a seccare
e la vita cocumola fra le pentole
dove donne pennute assaggiano il brodo

Vittorio Bodini


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