Tranquilli amici cari, ultimamente non ero sparito. Ero solo finito nel 1958, passando per il retro di una trattoria nel Maine e lasciando nel presente ogni sorta di moderna diavoleria. Computer incluso.La colpa di questo anacronismo? Ma di Stephen King ovviamente! Chi altri mai avrebbe potuto scegliere l'immancabile location del Maine e inventare un trucco come quello appena descritto per tornare all'epoca di Eisenhower, dello swing alla radio, delle Chevrolet con alettoni e dei telefoni a gettoni?Quasi 800 irrefrenabili pagine ancora fresche di stampa, in un libro uscito ai primi dello scorso novembre che definire emozionante è ancora poco e che come un sapiente orologiaio ti trascina negli ingranaggi di un tempo in bianco e nero. Un tempo pronto però a tingersi molto presto del colore del sangue. Jake Epping vive a Lisbon Falls, cittadina del Maine, ed è un insegnante di letteratura inglese poco più che trentenne, con un matrimonio fallito alle spalle e tanti compiti da correggere prima che la Lisbon High School - la stessa che frequentò l'adolescente Stephen King - chiuda i battenti per le vacanze estive.Tra i tanti temi assegnati agli alunni del corso serale - e aventi per titolo "La giornata che cambiò la mia vita" - c'è anche quello di un certo Harry Dunning, detto "Harry Saltarospo" per via della sua zoppia, un bidello che presta servizio alla scuola di Jake e che frequenta le sue lezioni nella speranza che migliorare l'istruzione possa consentirgli un riscatto sociale.Lo svolgimento è imperfetto, la grammatica zoppica quanto la gamba del suo autore ma il tema è talmente toccante nei suoi contenuti da muovere l'insegnante alle lacrime. Harry racconta infatti di come riuscì a sopravvivere allo sterminio della sua famiglia per mano del padre, la sera di Halloween del 1958. Un avvenimento che segnò inevitabilmente il suo destino, impedendogli di vivere un'esistenza diversa e probabilmente migliore.Quando Al Templeton, proprietario di un fast food, contatta Jake e lo mette al corrente della possibilità di tornare nel passato attraverso la dispensa del suo ristorante, il suo pensiero corre subito al massacro di Halloween e all'opportunità di prevenirlo fermando il padre di Harry.
John e Jackie Kennedy pochi istanti prima dell'attentato
a Dallas
Ma Al Templeton ha in serbo per Jake un progetto molto più ambizioso. Al Templeton vuole che Jake faccia ciò che egli non è riuscito a portare a compimento durante la sua ultima permanenza nel passato: restarci dal '58 al '63, salvare John Fitzgerald Kennedy dall'attentato di Dallas e cambiare per sempre il volto alla storia americana.Non importa quanto Jake starà via: la sua assenza dal 2011 durerà sempre e soltanto 2 minuti, ma al suo ritorno nel presente sarà inevitabilmente più vecchio e potrebbe trovare un mondo che porta i segni di un cambiamento dovuto a ciò che è stato fatto nel passato.
Il Texas School Book Depository
(l'edificio dal quale partirono i colpi)
Al Templeton, ormai malato e con pochi giorni davanti a sè, vuole che Jake fermi Lee Harvey Oswald, il cecchino filocomunista che sparò a JFK dal deposito di libri il 22 novembre del 1963, in una Dallas assolata e affollata per l'annunciato corteo presidenziale. Neutralizzare Oswald significherebbe evitare un cambio alla presidenza con il giuramento di Lyndon Johnson, l'uccisione di Bobby Kennedy nel '69 e il sanguinoso conflitto in Vietnam.
Jake è riluttante ma di fronte all'amico morente si lascia strappare la promessa che farà del suo meglio. Inizia così un viaggio geografico e temporale tutto rockabilly e brillantina, che va dal freddo Maine al Texas rovente passando per la Florida.
Lee Harvey Oswald
fotografato dalla moglie Marina
con il famigerato fucile
in West Neely Stret (Dallas)
Da insegnante di inglese, Jake diviene un uomo sotto copertura che deve disfarsi del cellulare alla prima occasione, non dare nell'occhio con espressioni troppo moderne, salvare una famiglia dalla strage ed entrare nel contorto mondo di Lee Harvey Oswald, futuro assassino di Kennedy, mescolando il suo universo a colori con il monoscopio in bianco e nero di persone realmente esistite.
Fino a che Harvey Oswald, che compare fisicamente solo a metà del romanzo, non diviene la sua ossessione primaria da pedinare, da avvicinare, da studiare, da spiare dentro casa nelle sue conversazioni con la moglie Marina, la bimba e gli altri esuli russi per scoprire se quel giorno, a Dallas, Oswald sarà l'unico a fare il lavoro sporco sulla Dealey Plaza o se sarà soltanto il capro espiatorio di un complotto molto più grande, inteso a eliminare l'uomo più potente del mondo. Ma Jake deve maneggiare i tempi andati con estrema cautela poiché il passato oppone resistenza ai cambiamenti e "l'effetto farfalla", quel principio secondo il quale anche il solo battito d'ali di un insetto sarebbe sufficiente a provocare un evento immane dall'altra parte del mondo, potrebbe compromettere il presente e il futuro in una volta sola.
Marina, Lee e la piccola June Oswald
L'arresto di Oswald
dopo l'uccisione di JFK
Non si può negare che Jake Epping sia parente, alla lontana, di quel Marty McFly che tornava al futuro nel famoso film, tanto più che anche lui era un visitatore finito nello stesso periodo storico e con una missione da compiere (far sposare i propri genitori, altrimenti non sarebbe mai esistito). E nel libro c'è persino l'espediente del guadagnare laute somme di danaro scommettendo su risultati sportivi dall'esito scontato: lo stesso espediente che usava Biff, il bullo sempre più prepotente in Ritorno al Futuro II.
Jack Ruby uccide Oswald al commissariato di Dallas
Ma questo è un Stephen King assolutamente inedito, un propagandista antisovietico con il suo palese parteggiamento per Kennedy che gioca sulla linea divisoria tra fantascienza e realtà, senza rinunciare alla dimensione orrorifica della cattiveria umana e degli omicidi che è pur sempre il suo marchio di fabbrica, ma lasciandola ai bordi del testo per un'esposizione più letteraria e meno raccapricciante. Come nelle ultime pagine dove King, che aveva scelto come protagonista della sua storia un professore difficilmente propenso al pianto, fa sgorgare lacrime invece sui nostri volti donandoci un finale di una tenerezza infinita. Perché il più grande battito d'ali che può veramente cambiare il volto dell'umanità resta e resterà sempre l'Amore.
Stephen King ha fatto ancora centro. E fortunatamente, non con un fucile.