24 ore di impegno

Creato il 19 ottobre 2012 da Marlowe
E così ci siamo... L'opinione pubblica sarà finalmente contenta, se questa parte della legge di stabilità passerà così com'è. Gli insegnanti, si sa, sono fannulloni a scuola e fanno quattrini in nero con le ripetizioni. Lavorano poco e male e si godono nientemeno che 4 mesi di vacanza all'anno. Che poi gli studenti vengano educati e formati nel modo migliore, che la nomina e la formazione del personale docente e non docente sia gestita in modo trasparente e meritocratico e che alla scuola vengano garantiti mezzi e opportunità all'altezza di una società moderna, sono problemi secondari, che restano sempre al di fuori delle discussioni e delle polemiche.
Quindi, basta con questi orari ridotti da lavativi si passa a 24 ore di "impegno settimanale", ferme restando le attività funzionali all'insegnamento.
Eppure io, ingenuamente, continuavo a ritenere che Ministro e Ministero sapevano, si rendevano conto e avrebbero compreso che lavorare seriamente in una classe (e continuare a farlo fino a 67 anni) è faticoso e richiede entusiasmo, flessibilità ed energie che non sempre sono presenti anche nei più giovani, già così, con 18 ore più le attività non in aula
(riunioni, correzione compiti, aggiornamento, preparazione delle lezioni, rapporti con le famiglie, coordinamento dei laboratori, viaggi d'istruzione, e così via).
Nessuno si pone il problema di quante ora fa un medico, un ingegnere, un avvocato. E comunque si dà per scontato che il lavoro sia importante, vada fatto da persone valide e richieda ingegno, aggiornamento, informazione, competenza. In particolare, io sono convinto che fare bene il docente richiede capacità multiformi: gestione del gruppo, relazioni interpersonali, interpretazione e trasferimento delle nozioni scientifiche, programmazione del lavoro, autonomia decisionale e operativa, lavoro di gruppo. Ma l'insegnamento, la formazione e l'educazione pubblici, nonostante il dettato costituzionale le consideri come attività importanti e strategiche, sono roba che si è sempre preferito affidare a operatori privi di un'iniziale formazione effettiva, dei quali Stato e società preferiscono disinteressarsi. Da almeno 30 o 40 anni a questa parte, sono state preferite e reclutate persone con poche aspettative e quasi nessun'ambizione, purché accettassero uno stipendio inferiore di un terzo ai colleghi europei e ai pari livello degli altri enti pubblici italiani. Vorremmo professionisti certificati, ben formati, aggiornati, competenti ma questi hanno un brutto vizio: pretendere di essere pagati in base all'importanze del loro compito. Troppo, dunque, rispetto a quanto la maggior parte della gente (e specialmente quella gente che oggi rappresenta la classe dirigente) sia disposta a sborsare per la scuola. Salvo poi lamentarsi della scuola che fa schifo. D'altra parte, chi ha bisogno della scuola se c'è Italia1?

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