Quindi, basta con questi orari ridotti da lavativi si passa a 24 ore di "impegno settimanale", ferme restando le attività funzionali all'insegnamento.
(riunioni, correzione compiti, aggiornamento, preparazione delle lezioni, rapporti con le famiglie, coordinamento dei laboratori, viaggi d'istruzione, e così via).
Nessuno si pone il problema di quante ora fa un medico, un ingegnere, un avvocato. E comunque si dà per scontato che il lavoro sia importante, vada fatto da persone valide e richieda ingegno, aggiornamento, informazione, competenza. In particolare, io sono convinto che fare bene il docente richiede capacità multiformi: gestione del gruppo, relazioni interpersonali, interpretazione e trasferimento delle nozioni scientifiche, programmazione del lavoro, autonomia decisionale e operativa, lavoro di gruppo. Ma l'insegnamento, la formazione e l'educazione pubblici, nonostante il dettato costituzionale le consideri come attività importanti e strategiche, sono roba che si è sempre preferito affidare a operatori privi di un'iniziale formazione effettiva, dei quali Stato e società preferiscono disinteressarsi. Da almeno 30 o 40 anni a questa parte, sono state preferite e reclutate persone con poche aspettative e quasi nessun'ambizione, purché accettassero uno stipendio inferiore di un terzo ai colleghi europei e ai pari livello degli altri enti pubblici italiani. Vorremmo professionisti certificati, ben formati, aggiornati, competenti ma questi hanno un brutto vizio: pretendere di essere pagati in base all'importanze del loro compito. Troppo, dunque, rispetto a quanto la maggior parte della gente (e specialmente quella gente che oggi rappresenta la classe dirigente) sia disposta a sborsare per la scuola. Salvo poi lamentarsi della scuola che fa schifo. D'altra parte, chi ha bisogno della scuola se c'è Italia1?