Episodi: 24
La trama (con parole mie): gli Stati Uniti, sotto la guida di Wayne Palmer, fratello del compianto ex Presidente David, sono da settimane sotto attacco. Una misteriosa organizzazione terroristica, infatti, ha preso di mira le principali città del Paese seminando vittime e panico, ed una delle richieste del suo leader, Abu Fayed, è che Jack Bauer sia liberato dalla prigionia in Cina per essergli consegnato personalmente.
Il ritorno sul suolo americano dell'agente più spaccaculi del piccolo schermo innescherà una serie di vicende che porteranno all'esplosione di un ordigno nucleare nella periferia di Los Angeles, ad un avvicendamento alla guida degli USA e al confronto finale tra lo stesso Jack ed una serie di suoi vecchi nemici, dallo stesso Fayed al generale russo Gredenko, passando per i cinesi prima di finire con il suo stesso padre.
Ma non abbiate dubbi. Bauer sistemerà tutti come solo lui sa fare.
Sicuramente l'inserimento della vicenda legata al fratello e al padre di Jack dona un pò di spessore umano ad un personaggio certo non noto per i suoi sentimenti - per quanto ad ogni stagione continui ad essere presente ben più di una donna pronta a dare la vita, volente o nolente, per l'agente più tosto ed insubordinato del CTU -, ed il confronto finale con il vecchio, spietato genitore - un ottimo James Cromwell - funziona alla grande, eppure l'impressione è quella di un deja-vù di ventiquattro episodi, all'interno dei quali anche i tipici twist e colpi di scena cui gli spettatori della serie erano ormai abituati tendono a latitare.
Il risultato è e resta, comunque, profondamente godibile, e rimbalzando tra l'ormai storico suono del telefono del CTU e l'ironia a proposito delle scelte dei nemici di Bauer - in casa Ford ci si è chiesto, almeno un paio di volte a puntata, per quale misterioso motivo nessuno di quelli che potrebbero volere Jack morto non riesce a decidersi a piantargli una pallottola dritta nel cervello, invece che insistere per catturarlo, finendo ovviamente per essere ripagato con un trattamento spesso peggiore dal Nostro -, anche questa volta si è assistito al tiratissimo e consueto ripasso da parte del protagonista di tutti i potenziali nemici degli USA, da Abu Fayed al generale ribelle Gredenko, dai carcerieri cinesi fino al padre e al fratello - l'interrogatorio di Jack a quest'ultimo, ancora più duro del solito per gli standard già piuttosto convincenti dell'agente è senza dubbio uno dei pezzi cult dell'annata -, senza risparmiare anche colleghi incautamente disposti ad intralciare ordini - o insubordinazioni - del suddetto Bauer - è il caso di Curtis, uomo d'assalto che resisteva già da qualche anno accanto all'alter ego di Kiefer Sutherland, impresa davvero titanica, considerate le defezioni di ogni genere e le morti che puntualmente colpiscono tutti quelli che hanno a che fare con lui -.
Molto del divertimento del sottoscritto e di Julez è stato legato anche alla continua mancanza di fiducia che colleghi, superiori e Presidenti vari continuano a riporre nel protagonista, che per sei stagioni non ha fatto nient'altro che continuare a togliere le castagne dal fuoco a tutti agendo sempre e comunque come voleva, sbattendosene di regole, restrizioni e quant'altro quando queste gli impedivano di fare qualsiasi cosa desiderasse: fossi in un casuale direttore del CTU, infatti, lascerei fare a Bauer esattamente tutto quello che vuole, e senza dubbio troverei il tempo di uscire a cena, schiacciare un pisolino, farmi qualche robusto drink e forse anche prenotare un bel weekend alle terme senza avere il minimo dubbio che l'operazione, alla fine, possa riuscire.
L'ipotesi di Julez è che in realtà Jack Bauer, decisivo in un giorno su trecentosessantacinque, passi in realtà i restanti trecentosessantaquattro a collezionare fallimenti colossali e plateali figure di merda, e proprio per questo motivo tendenzialmente i suoi capi finiscono per non essere mai sicuri delle sue scelte: questo, purtroppo, resterà un mistero.
Quello che mistero, invece, non è, è che nonostante una stagione leggermente sottotono rispetto alle precedenti al Saloon attenderemo fiduciosi le ultime due annate - precedute da un film che ovviamente verrà recuperato - di quello che è stato uno dei titoli di riferimento del piccolo schermo in questo inizio di Nuovo Millennio, confidando che Jack Bauer possa regalarci numerose altre perle e che la prossima volta il cattivo di turno sia di nuovo di una sostanza adeguata a questo insolito, spigoloso eroe "buono".
pour the wine dear
you say we'll take a holiday
but we never can agree on where to go."
Tori Amos - "China" -