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24/06/2015 - L’Italia di fronte ai cambiamenti climatici: analisi, strategie, azioni

Creato il 24 giugno 2015 da Orizzontenergia

Come e quando agire di fronte ai cambiamenti climatici, le iniziative istituzionali e tutto quello che la scienza sa dirci della questione climatica sul nostro Paese.

Estati sempre più calde, eventi piovosi più intensi, conseguenze per la gestione delle risorse naturali e per settori socio-economici. Se questi sono gli scenari futuri, è importante iniziare ad agire oggi attraverso una collaborazione scientifica e istituzionale a più livelli. Agli Stati Generali sui cambiamenti Climatici sono intervenuti Antonio Navarra, presidente CMCC, e Donatella Spano, Assessore all’Ambiente della Sardegna e Presidente della Società Italiana Scienze del Clima, che ha parlato in rappresentanza della Conferenza delle regioni e delle province autonome.
Gli Stati Generali sui Cambiamenti Climatici – organizzati dalla Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico sotto la guida di Erasmo D’Angelise dal Gianluca Galletti, Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – hanno portato a Roma ministri, esponenti del mondo della ricerca, istituzioni nazionali e locali, società civile, le maggiori imprese interessate dal tema, fino alla partecipazione del Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Un’occasione per un confronto su come affrontare il tema e raccogliere proposte, a partire dalla conoscenza scientifica necessaria ad inquadrare il tema.
Navarra: il Mediterraneo, le risorse naturali e un confine in movimento
Il Mediterraneo, ha spiegato Antonio Navarra Presidente del CMCC, è una regione particolare perché si trova al confine geografico, politico, economico, sociale, ed anche climatico tra le medie latitudini e aree tropicali. Il clima in questa regione è in genere particolarmente apprezzato perché caratterizzato da estati calde ed inverni con abbondanti precipitazioni. Quello che può succedere con i cambiamenti climatici, stando agli scenari su cui lavorano i climatologi, è che questo confine che caratterizza l’area Mediterranea si sposti qualche centinaio di chilometri più a nord. "Non sarebbe un disastro planetario – sottolinea Navarra – la Terra non se ne accorge, ma in Italia rischiamo di perdere un quantitativo significativo di precipitazioni".
Temperature più alte, soprattutto in estate, mentre le precipitazioni tendono a concentrarsi in pochi eventi d’intensità molto più alta di quelli cui siamo abituati. Questi sono i risultati degli scenari realizzati dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici e che trovano applicazione ancora più concreta in uno studio sul bacino del Po. "Gli scenari indicano che ad un aumento di magre estive per il trentennio di fine secolo – spiega Navarra – corrisponde un aumento dei momenti di eccesso di portata invernale. Si tratta di un fenomeno tipico di tutta l’area mediterranea: le precipitazioni si spostano verso nord causando stress idrico nelle regioni meridionali."Tradotto in ripercussioni concrete sui sistemi sociali ed economici, tutto questo vuol dire che i cambiamenti climatici produrranno una pressione sulle risorse naturali che causeranno impatti su settori molto diversi che vanno dalla biodiversità alla gestione delle risorse idriche, con conseguenze sulla produzione agricola, sull’idroelettrico, sulla salute e molti altri settori ancora.
La risposta a questi problemi, ha concluso Navarra, dipende dalle scelte che sapremo fare oggi, sia per la mitigazione, cioè per ridurre i cambiamenti climatici, sia per l’adattamento e la capacità di renderci meno vulnerabili ai futuri cambiamenti, come sottolineato nella Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (SNAC), lo strumento che contiene e le linee guida per le politiche nazionali.
Spano: "I cambiamenti climatici non conoscono confini amministrativi, il tavolo delle Regioni per una governance integrata"
Guardando alle ricerche e agli studi sul clima futuro, oltre che al presente e al passato, riusciremo a costruire efficaci piani di adattamento ai cambiamenti climatici e di riduzione del rischio, a patto di saper costruire un modello di governance che sappia essere allo stesso tempo verticale (con il ruolo attivo del Ministero e delle istituzioni nazionali), ma anche orizzontale, con il coinvolgimento di regioni, di enti locali e di tutti i livelli produttivi interessati dalla questione climatica.
"I cambiamenti climatici vanno oltre i confini amministrativi" ha spiegato Donatella Spano, Assessore all’Ambiente della Sardegna, in rappresentanza della Conferenza delle regioni e delle province autonome che ha istituito un tavolo interregionale di coordinamento per il monitoraggio e lo sviluppo integrato dei piani regionali. "Per raggiungere un adattamento efficace, le regioni devono lavorare in sinergia" – ha continuato la Prof.ssa Spano che conosce molto bene il tema dei cambiamenti climatici e presiede la Società Italiana per le Scienze del Clima. "Le politiche regionali – ha sottolineato – giocano un ruolo determinate per affrontare la questione climatica e il tavolo di coordinamento è nato proprio per individuare le modalità con cui le regioni possano coordinarsi in maniera tale che le varie pianificazioni siano coerenti con il futuro piano nazionale".


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