Un futuro che in realtà ha saputo ripagare le speranze riposte dalla popolazione di allora del nostro Paese, un futuro che ha visto l'Italia nel giro di alcuni decenni cambiare radicalmente, crescere sotto ogni aspetto e punto di vista, edificarsi sulle macerie ma soprattutto sulle fondamenta dei sacrifici che i nostri avi avevano fatto, pagando anche prezzi altissimi, sacrificando anche la propria stessa esistenza.
Oggi a distanza di ben 67 anni il nostro Paese vive una crisi violentissima, che non è soltanto crisi economica ma una crisi politica, una crisi di ideali, una crisi di valori.
E oggi, a differenza del passato, vengono a mancare quei punti fermi, quelle "spalle forti" sulle quali appoggiarsi per un sostegno morale, e per un sostegno forte che aiuti gli uomini di buona volontà a organizzarsi con il giusto supporto, e penso alle Organizzazioni religiose, e penso alle Organizzazioni sociali e sindacali che nel passato sono state un motore e un esempio per gli uomini, un supporto fondamentale nelle lotte che hanno portato il nostro Paese - anche agli occhi del mondo - su un altare dal quale oggi miseramente siamo stati scaraventati a terra.
Credo che oggi ci sia bisogno di ricordare il 25 aprile di allora ma soprattutto di creare un nuovo 25 aprile, il 25 aprile delle nuove generazione che devono avere la forza di disarcionare una classe politica, ma non solo politica, una classe dirigente in generale, una gerarchia obsoleta e avulsa dal popolo, per creare anche con sacrifici ma con le proprie mani un nuovo futuro per il nostro Paese, una nuova Italia fatta da uomini e donne di buona volontà.
Non c'è più nulla o quasi da salvare e preservare, forse siamo ad un punto di non ritorno, quale miglior momento per plasmare uno Stato che metta al centro l'uomo e il cittadino?
nanni