26. Miracoli

Creato il 22 febbraio 2011 da Fabry2010

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Farsi la doccia, per il dottor Cavedagna, è una gatta da pelare: l’unico momento disponibile è alla fine di una giornata faticosa che lo coglie allo stremo delle forze. Oltretutto è un tipo freddoloso, per cui l’idea di spogliarsi, con la stanchezza che lo opprime, di affrontare anche solo il tragitto dalla stanza al bagno e di resistere finché l’acqua non diventi calda – ci vuole sempre un poco – rischia di deprimerlo. In quei frangenti si sente un eroe, s’immagina in situazioni estreme, al confine tra la vita e la morte, sul fronte di guerra o impegnato in un’impresa da guinness dei primati, ma subito si trova ridicolo e patetico, perché in fondo sta soltanto andandosi a lavare. Comincia a sfilarsi, con rassegnazione, uno dei tre maglioni, poi il secondo e il terzo; ora tocca alla camicia, la maglia di lana, la cannottiera, via via fino ai gambaletti a compressione graduata per i problemi di circolazione. Si sente a disagio quando è nudo come un verme, anche perché la finestrella del bagno non ha tende (si considera che dai palazzi di fronte sia impossibile vedere). Si cinge l’asciugamano grande e si avvia circospetto con la sensazione di essere spiato. Guadagnato il bagno, il primo atto è ruotare la manopola dell’acqua calda, augurandosi che faccia in fretta il suo dovere. Nel frattempo, si strofina l’asciugamano sul petto e sulla schiena per eliminare residui eventuali di sudore, sempre possibili con l’armamentario che si porta addosso. Quando entra nella vasca, lascia cadere uno scroscio abbondante sulla testa, bruciandosi o gelandosi, secondo gli umori dell’Acea, per prepararsi allo shampoo alla camomilla per capelli delicati, col dubbio che lo siano realmente, visto che sono ancora lì. Il dramma è che, assorto nei pensieri, dimentica sempre se sia alla prima passata o alla seconda. Aveva preso l’abitudine di dire a voce alta: prima passata, seconda passata, poi nemmeno quello ha funzionato; così rimane con l’angoscia di averne fatta una oppure tre. Al momento di cospargersi di bagnoschiuma – sempre lo stesso, da trent’anni – sente il traguardo ormai vicino. Asciugandosi i capelli con il phon regalato dal barbiere, passa in rassegna gli ultimi sette temi del romanzo: lo shock del rileggersi, le storie generate da altre storie, la trama tratta dalla realtà che lo circonda, il piacere del racconto, lo scrittore al cospetto del destino, l’andare dritti per la propria strada, l’oggettività dell’opera. Nonostante il freddo e la stanchezza, gli sembra di aver compiuto un buon lavoro, ed è contento: la letteratura, pensa, fa miracoli.



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