Quello che avete appena letto è il testo dell’articolo 1 della legge n. 211 del 20 luglio 2000 con cui il nostro paese ha aderito alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio come giornata in commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo e del fascismo, dell’Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati (l’art. 1 evidenzia, appunto, le finalità del Giorno della Memoria).
Mi piacerebbe che discutessimo sul Giorno della Memoria partendo dall’esame (o dal riesame) di due opere che, da questo punto di vista, possono considerarsi come libri-simbolo: “Il Diario di Anne Frank” e “Se questo è un uomo” di Primo Levi.
Vorrei che riflettessimo sul valore e sul messaggio di queste due opere e - contestualmente - su cosa significa, oggi, celebrare il Giorno della Memoria.
Di seguito, qualche domanda sui due libri proposti e sul Giorno della Memoria…
Avete mai letto “Il diario di Anna Frank” e “Se questo è un uomo” di Primo Levi? Cosa vi ha colpito, in particolare, di quelle letture?
(Riportatene pure stralci, citazioni, recensioni, ecc.)
Qual è, o quale dovrebbe essere, il senso del Giorno della Memoria?
Cosa ricordare (e perché)?
Quale uso pubblico fare di questa memoria? Quello di una ricostruzione sempre più attenta degli eventi? Quello di una riparazione del crimine e di disvelamento di ciò che i perpetratori avevano voluto deliberatamente occultare? Quello di un monito perché tali eventi non si ripetano mai più? O che altro?
Il Giorno della Memoria ha più una funzione conoscitiva, o una funzione etica?
Grazie in anticipo a tutti coloro che vorranno dare il loro contributo a questo post.
Massimo Maugeri
[Nei prossimi giorni, su LetteratitudineNews saranno segnalati libri correlati al Giorno della Memoria. Di seguito, un contributo di Enzo Golino]
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Zyklon B **
di Enzo Golino
Chissà se fu il terrore
del Piano Madagascar
(trapiantare tutti gli ebrei
nell’isola africana,
Oceano Indiano)
a spostare l’equilibrio
dei suoi ormoni
verso il femminile,
inconscio atto civile
di protesta genetica
contro l’antisemita
violenza
con la quale Hitler & C.
(über alles)
additarono
alle Furie della Storia
due odiate categorie
da rottamare:
il popolo di Mosé
e gli omosessuali,
entrambi
infami diversi.
Il catasto dell’orrore
allungò la sua ombra
avida di morte
sull’esile trentenne
pallido
delicato di petto
che lesse di un analogo
Piano Alaska
nazi-stalinista
mentre nella testa
gli scoppiava
un monologo
ossessivo
di parole stracciate.
E fu allora
che sognò
la fuga e la speranza.
Si chiamava
Lev Kaminski,
immaginò
che a Parigi lo avrebbero
accolto
il Louvre, Lipp, la rive gauche,
i giovani
sfrontati garçons
dalle forti braccia
incollate
a ceste di verdure
e quarti di bue
da scaricare
alle amate Halles.
Ma quel giorno a Varsavia
nel buio ufficio
al Banco dei Pegni
gli dissero che era
licenziato e liquidato.
Lui capì,
era uno dei sei milioni
di israeliti,
quelli da sterminare
per ordine del Führer
e dei suoi cani da guardia.
Giù, in strada,
lo aspettavano due SS,
annunci di sciagure
angeli di morte.
Deportato
a Birkenau-Auschwitz,
cinque giorni
dopo l’arrivo
alla terza selezione
fu mandato
a respirare
Zyklon B
nella camera a gas.
Dissolto dal fuoco
amico
del Krematorium
(refugium peccatorum)
il magro corpo
si trasformò
in cenere fumo faville.
Così Lev Kaminski,
a memoria futura,
lasciò il campo
(secondo rituale minaccia
degli aguzzini: durch
den Kamin)
attraverso il camino.
**Lo Zyklon B è un acido cianitrico allo stato solido cristallino: i cristalli, se riscaldati al contatto con l’aria, emettono vapori altamente tossici. Nel 1941, ad Auschwitz, lo Zyklon B era impiegato come insetticida e disinfettante. I chimici nazisti, vista la sua efficacia nel debellare tifo e pidocchi decisero di utilizzarlo per uccidere i prigionieri nelle camere a gas. Nonostante l’allarmante pedigree della sostanza (che in tedesco vuol dire ciclone), la multinazionale tedesca Siemens aveva progettato di registrare il nome Zyklon all’Ufficio brevetti americano per diffondere negli Stati Uniti una gamma di elettrodomestici di propria fabbricazione, compresi i forni a gas. Fra l’altro la Siemens, durante la seconda guerra mondiale, aveva fatto «largo uso dei lavoratori-schiavi, prigionieri dei nazisti». Contro la scandalosa iniziativa reagirono numerose organizzazioni ebraiche: l’azienda fu costretta a rinunciare. Per ulteriori informazioni, consultare in rete la voce Zyclon B. (e.g.)