La musica come possibilità di redenzione di un umile.Una possibilità che non fu estranea neppure a Pasolini.O al Fellini di La strada.I due uomini, dimenticano ciò che sono stati e si trasformano in ciò che sono: entrambi vittime di una guerra assurda.Rifettiamo che la metafora politica del linguaggio musicale, continua a persistere.E forse, è l'unica che ci potrà salvare.
Applicabilità del linguaggio musicale o semplice musica applicata?Il Novecento è stato letteralmente permeato dal fenomeno della musica cinematografica che, da umile tappeto sonoro, ha potuto assurgere al ruolo di vero e proprio linguaggio, di cui non di rado si sono sfruttati gli slittamenti semantici: la musica cioè si è imposta quale metafora sociale.Ciò vuol dire che non è stato un caso se registi di fama mondiale ne abbiano colto la versatilità e si siano adoperati per farne un “elemento narrativo fondamentale”, quando media appunto la comunicazione tra i personaggi.Le possibilità di stratificazione di senso e significato che soprattutto il repertorio preesistente può permettere, sono pressoché infinite, e ci portano, ancora per una volta, a sostenere la tesi per cui molti cineasti abbiano avviato con una certa consapevolezza un loro personale processo democratico degli stessi.Perciò possiamo affermare che Polansky non solo gioca ma amplifica il“valore espressivo globale” conquistato nei secoli dalla Ballade n.1 in G minor, op. 23 di Chopin.La sua forza comunicativa, finirà infatti per l’abbattere le barriere razziali tra il giovane pianista ed il suo aguzzino, di cui avremo potuto scoprire, però, la medesima natura di musicista......questo è l’inizio di un nuovo ciclo di articoli che ci porterà a riconoscere le potenzialità meta-linguistiche di un linguaggio che, mai come adesso, potrà essere chiamato in campo ad abbracciare il mondo... Federica Ferretti© Riproduzione riservata