Sono devastanti i danni provocati dalle violente inondazioni nello Stato indiano di Tamil Nadu
“Situazione inaudita e senza precedenti”: così è stato descritto il disastro ambientale che ha travolto l’India con piogge torrenziali di un’intensità che non si vedeva da oltre 100 anni. Intanto il bilancio delle vittime continua a salire: da 180 morti a 270 e migliaia di sfollati. Il governo si è visto costretto a chiudere l’aereoporto della capitale provinciale Chennai.
Le piogge sono cominciate il 12 novembre e non sono ancora cessate. Secondo l’ufficio metereologico nazionale indiano continueranno ancora per due giorni nella parte sud dell’India, abitata da oltre 70 milioni di persone. Solo questa mattina il maltempo ha allentato un po’ la presa, ma le previsioni restano pessime. Più della metà dei cellulari della zona sono fuori servizio, le fabbriche hanno dovuto chiudere.
Molti ponti sono stati messi fuori uso dallo straripamento dei fiumi. Ora è la diga di Poondi a fornire l’acqua a Chennai. Centinaia sono i sommozzatori e le squadre dell’esercito che hanno cercato di soccorrere le vittime. “La nostra sfida principale – dichiara Anurag Gupta, alto funzionario della Protezione civile a Nuova Delhi – è trovare il modo di far refluire l’acqua che ha invaso l’aeroporto e le principali strade”.
Chennai, la quarta città più grande dell’India, è un importante centro economico e industriale. Si può considerare come la capitale dell’industria automobilistica indiana. Sul suo territorio sono presenti anche gli stabilimenti industriali occidentali della Ford e della BMW. La città vanta inoltre un immenso patrimonio, sia culturale che artistico.
L’alluvione, comunque, non ha impedito a moltissime coppie di sposarsi in un giorno, come quello di ieri, considerato propizio. Scuole e università, invece, restano chiuse. La maggior parte dei collegamenti ferroviari sono fuori uso, autobus e treni sono fermi.
Per Narendra Modi, primo ministro indiano, la responsabilità del disastro ambientale è da attribuire al cambiamento climatico in atto. Non solo l’India, ma anche altri Paesi tropicali sono sempre più a rischio. E’ necessario un intervento immediato.
E.S
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