28/04/2015 - Milano Smart City: l'Expo delle occasioni trovate e perdute

Creato il 28 aprile 2015 da Orizzontenergia

Expo Milano 2015: la certezza dell'incertezza del Post Expo.

Per la Milano Smart CitySmart City
Espressione dall'inglese che significa "Città Intelligente" ed indica, in senso lato, un ambiente urbano in grado di agire attivamente per migliorare la qualità della vita dei propri cittadini, spaziando dal settore prettamente energetico a quello della gestione, smaltimento e riciclo dei rifiuti. La città intelligente riesce a conciliare e soddisfare le esigenze dei cittadini, delle imprese e delle istituzioni, grazie anche all'impiego diffuso e innovativo delle TIC (Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione), in particolare nei campi della comunicazione, della mobilità, dell'ambiente e dell'efficienza energetica.
questo è l'Expo delle occasioni trovate, ma anche di quelle perdute: a parlarcene Edoardo Croci, Presidente di MilanoSiMuove.

A pochissimi giorni dall’inaugurazione di Expo Milano 2015 vi è ancora un grosso interrogativo su ciò che avverrà nell’area dell’esposizione una volta concluso l’evento. L’incertezza sembra regnare e certamente questo non contribuisce a smorzare le perplessità crescenti fra l’opinione pubblica.

I fronti di attacco, è innegabile, sono parecchi, ed anche, se vogliamo, giustificati: per citarne alcuni si pensi alla scarsa e poco efficace comunicazione on-line oppure ai numerosi scandali che hanno portato Expo 2015 alla ribalta sui media più per le avversità, che non per i valori di sostenibilità sui quali si fonda la manifestazione.

Di questi stessi ideali, che celebrano l’alimentazione sostenibile quale forma virtuosa di nutrimento - non solo per l’uomo, ma anche per la Terra - si fa ambasciatrice anche la città di Milano che ribadisce agli occhi del mondo la sua sensibilità rispetto ai temi della qualità dell’ambiente e della vita, nella logica di trasformazione in una smart city sempre più sostenibile.

Di questo percorso di trasformazione urbana milanese, segnato da luci e ombre, ne abbiamo discusso con Edoardo Croci, ex Assessore all'Ambiente del Comune di Milano, Presidente di MilanoSiMuove, Direttore di ricerca allo IEFE dell’Università Bocconi, nonché docente presso l’Università degli Studi di Milano e l’Università Bocconi.

Prof. Croci, quali sono gli ingredienti affinché Milano possa continuare a competere con le altre città europee in termini di innovatività, creatività e qualità dell’ambiente e della vita?

Se Milano vuole tenere il passo con le altre grandi città europee - Londra, Barcellona, Copenaghen, Parigi, Madrid, Amsterdam - per citare solamente alcune delle città che più stanno puntando ai temi della smart city, occorre creare un disegno unitario e complessivo che sappia unificare armoniosamente tutti i vari tasselli che compongono, ad oggi in maniera disorganica, un grande progetto di trasformazione della città.

Iniziative quali i referendum del 2011 su ambiente e qualità della vita, Expo e una serie di politiche ambientali innovative dovrebbero essere gli elementi chiave su cui innescare le energie pubbliche e private per sviluppare questa trasformazione.

Entrando nel merito delle singole iniziative, come commenta il mancato raggiungimento degli obiettivi referendari del 2011 su mobilità, verde pubblico, Expo, Navigli e risparmio energeticorisparmio energetico
Con questo termine si intendono tutte le iniziative intraprese per ridurre i consumi di energia, sia in termini di energia primaria sia in termini di energia elettrica, adottando stili di vita e modelli di consumo improntati ad un utilizzo più responsabile delle risorse.
?

Pur in presenza di livelli diversi di raggiungimento degli obiettivi, nel complesso dopo circa 4 anni di attività di questa amministrazione, il livello ultimo di implementazione è ancora limitato, mediamente intorno al 30%.

In veste sia di Presidente della Consulta referendaria che di Presidente di Milano Si Muove (il comitato promotore dei referendum) ritengo sia mancata una visione e una pianificazione integrata da parte dell’amministrazione comunale.

Il Comune non ha infatti saputo creare una cabina di regia, che sviluppasse in modo integrato l’intero progetto referendario: un grande progetto strategico di medio termine per favorire la sostenibilità, l’attrattività e la competitività di Milano.

Inoltre è mancato proprio il pur conclamato coinvolgimento dei cittadini e degli altri stakeholder – imprese, associazioni, enti di ricerca, università – nel processo di trasformazione urbana sostenibile.

Per maggiori dettagli sullo stato di avanzamento dei 5 referendum si rimanda al referendometro ed al parere della Consulta cittadina.

Come valuta invece il nuovo Piano Urbano della Mobilità Sostenibile?

Seppur ancora in fase di consultazione, il piano che è stato presentato ha già una sua struttura ben definita, con una serie di allegati particolarmente importanti tra cui la Valutazione Ambientale Strategica. Dal punto di vista della metodologia e della struttura si tratta di un PUMS molto avanzato che fa riferimento alle migliori esperienze europee.

In termini invece di obiettivi questo piano appare poco ambizioso. Lo stesso assessore alla mobilità e all’ambiente nel presentarlo lo ha definito come un piano realistico. Basti pensare che nel decennio precedente sono stati fatti investimenti per oltre 10 miliardi di euro, mentre questo PUMS ne prevede solo 2 e mezzo, il che significa che con uno scenario ottimistico ne verranno investiti la metà. Ma se Milano vuole continuare ad essere competitiva sui temi della mobilità sostenibile, i livelli di investimento in infrastrutture, nuovi sistemi e servizi devono essere decisamente diversi.

Lo definirei dunque come un piano piuttosto prudente, addirittura conservativo rispetto al passato, tant’è vero che prevede la realizzazione di una sola nuova linea metropolitana, la cosiddetta M6 che dovrebbe servire gli assi di Via Ripamonti e di Corso Sempione, ma oltre l’orizzonte temporale del piano, ovvero tra oltre 10 anni. Le due nuove metropolitane, la M4 e la M5, sono infatti opere ormai finanziate, seppur ancora incomplete: la M4 avrebbe dovuto essere completata nel 2015 in occasione di Expo, ma ottimisticamente potrebbe esserlo nel 2020.

La limitata ambizione di questo PUMS emerge anche sotto altri aspetti: ad esempio non prevede l’estensione di Area C oltre la Cerchia dei Navigli (sebbene fosse stata esplicitamente richiesta dai milanesi nel referendum del 2011 con l’80% dei voti a favore), ed il progressivo allargamento dei confini fino alla cosiddetta cerchia ferroviaria, che in realtà costituisce ormai il centro della città metropolitana. Questa ipotesi viene ritenuta valida, ma anch’essa rinviata oltre l’orizzonte del piano.

Ritengo invece che anche questo intervento sarebbe da prevedere rapidamente, nei prossimi anni, ovviamente di pari passo con un forte potenziamentopotenziamento
Operazioni grazie a cui è possibile aumentare la potenza di un impianto, migliorandone allo stesso tempo il rendimento.
del trasporto pubblico
, sia sotterraneo che di superficie e con continui investimenti sul car sharing, sul bike sharing e sugli altri servizi di mobilità alternativa che hanno dimostrato di funzionare.

Prof. Croci, ha fatto riferimento al bike sharing: ci faccia un bilancio di questi primi 6 anni

Il bike sharing è partito a Milano nel 2009 e fin da subito si è rivelato un grande successo. L’attuale amministrazione ha proseguito il piano con un’espansione che ancora non è completata, ma che porterà il bike sharing sempre più verso le periferie e fuori dei confini di Milano.

C’è quindi ancora spazio per un ulteriore sviluppo del bike sharing.

Una novità positiva che l’attuale amministrazione ha apportato riguarda il lancio, in occasione di Expo, di un bike sharing elettrico, a pedalata assistita distribuito nelle stazioni lungo l’asse del Sempione in direzione Expo. Queste nuove bici di colore rosso, se apprezzate dai milanesi, potranno poi essere integrate stabilmente nel sistema di bike sharing tradizionale, rendendolo ancora più smart.

Parliamo di Expo Milano 2015: come definisce l’approccio di Expo alla sostenibilità? Quale sarà l’eredità di Expo e cosa accadrà nell’area interessata una volta che l’evento sarà concluso?

Credo che l’evento tenga conto dei migliori standard e delle migliori procedure in termini di sostenibilità: dall’inserimento di tecnologie avanzate, all’utilizzo delle energie rinnovabilienergie rinnovabili
Una risorsa è detta rinnovabile se, una volta utilizzata, è in grado di rigenerarsi attraverso un processo naturale in tempistiche paragonabili con le tempistiche di utilizzo da parte dell'uomo. Sono considerate quindi risorse rinnovabili:
- il sole
- il vento
- l'acqua
- la geotermia
- le biomasse
, dall’attenzione verso i temi legati all’efficienza energeticaefficienza energetica
Con questi termini si intendono i miglioramenti che si possono apportare alla tecnologia per produrre gli stessi beni e servizi utilizzando meno energia, con conseguente riduzione dell' impatto ambientale e dei costi associati.
, alla gestione dei rifiuti ed anche alla mobilità sostenibile. Da questo punto di vista l’Expo Milano 2015 sarà quindi un Expo in cui il tema dell’ambiente è un tema chiave.

L’Expo delle occasioni perdute riguarda invece il mancato completamento della M4, opera essenziale ed indispensabile per far funzionare bene l’intero sistema della metropolitana senza congestionamenti, ma soprattutto, e questo è l’aspetto più grave, riguarda il post Expo.

Ad oggi si naviga ancora nel buio. Il bando di gara indetto per assegnare l’area a un soggetto privato per il suo sviluppo è andato deserto per cui in questo momento non c’è alcuna idea su cosa accadrà in quell’area. Presumo che per un certo periodo rimarrà una cattedrale nel deserto.

Questo perché i grandi eventi di successo, come ad esempio le Olimpiadi di Londra del 2012, nascono avendo già ben chiaro e definito cosa accadrà una volta terminato l’evento.

Le Olimpiadi di Londra sono infatti state progettate sulla base di un progetto di riqualificazione di un’area urbana degradata, quella dell’East End, riqualificando il territorio, i corsi d’acqua, il verde pubblico, progettando nuove aree residenziali e realizzando anche gli impianti sportivi come parzialmente smontabili.

Qui invece è successo esattamente il contrario. A conclusione dell’Expo si penserà al futuro dell’area. Un errore strategico ed anche uno spreco di denaro pubblico.

In realtà un master plan originario c’era. In esso si prevedeva di lasciare quale eredità di Expo un parco tematico con delle grandi geosfere in cui ricostruire i diversi climi e vegetazioni terrestri. Un progetto che era stato venduto al mondo ed apprezzato da tutti i capi di governo succedutisi nel periodo di candidatura Expo, ma che purtroppo qualche anno fa è stato completamente abbandonato e mai sostituito con un progetto alternativo credibile.

Uno dei progetti speciali di Expo in tema di sostenibilità ha visto nascere Smartainability®, sviluppato da RSE per misurare come e quanto una città possa risultare più sostenibile grazie all'impiego di tecnologie "smart". Come giudica il progetto? Che risvolti può avere per Milano?

Come Coordinatore dell’Osservatorio sulla Green Economy dello IEFE ho curato la presentazione del progetto in Bocconi con RSE ed alcune delle imprese che si sono offerte di far valutare le loro tecnologie in termini di innovatività e contributo green.

Si tratta sicuramente di un’esperienza positiva che fà di Expo un grande laboratorio per testare sul campo le tecnologie più innovative sia dell’ICT che della green economy e valutare quale contributo possano dare alla qualità ambientale.

Expo viene visto quindi come un grande laboratorio per poi applicare le tecnologie testate su scala urbana nella logica di una Milano smart city sempre più avanzata. Un'opportunità che non dovrà essere lasciata cadere.

Intervista a cura di Orizzontenergia.it

Data: 28/04/2015


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