Carissimo papà, ciao! Oggi è il 29 marzo, un giorno importante, un giorno triste e lieto insieme. Certamente, è screziato di dolore: il ricordo della telefonata ricevuta quella mattina rimbomba, come i battiti accelerati in quell'istante in cui ricevetti la notizia della tua morte. Molti dicono per consolarsi che “la morte fa parte della vita”, ma non è propriamente vero. Non sei mai preparato a ricevere una tale notizia e ti accorgi palesemente che la morte non fa parte della vita. Il ricordo di quella telefonata è come l'onda sulla rena: agli inizi spumeggia, sembra scompigliare la sabbia, ma poi la sua melodia e l'ordine che ha lasciato, riportano alla pace e alla tranquillità che rivela l'essenza profonda di questo passaggio che l'anima è costretta a fare: la morte o meglio, trapasso.
La tua vicinanza che seguì il tuo trapasso fu veramente impressionante e mi facesti capire che solo chi ha fede può sperimentare questo legame con le persone care e che la morte era solamente un passaggio, il passaggio ad un'eternità che contava più di tutto il resto. So di per certo che sei passato per il Purgatorio, però la tua anima era salva! Il tuo abbraccio superava il tempo e lo spazio, dimostrandomi che solo l'amore contava. Hai squarciato i cieli per me, mi hai fatto intravedere la vita eterna e la desidero, ogni giorno di più...
Allora papà, arrivederci, questo è stato il tuo dies natalis: aspettami, e quando giungerà il mio momento, stammi vicino e tendimi la mano... come hai sempre fatto in vita...
Arrivederci...