Anno: 2010
Durata: 91′
Genere: Thriller
Nazionalità: USA
Regia: Michael Greenspan
Un uomo si risveglia ferito e intrappolato in una macchina schiantatasi in un bosco. Non ricorda né il suo nome, né come sia finito in quella situazione. Come se non bastasse, in macchina con lui c’è un cadavere. Inizia ad avere visioni di una donna. Dopo due giorni nella stessa posizione, riesce a liberarsi e a uscire dalla macchina. Rovistando nel veicolo trova una borsa piena di soldi e una pistola. Quando sente alla radio un notiziario che parla di una rapina, si convince di essere uno dei criminali in fuga. Trascinandosi per la foresta, trova un cane e una borsa contenente antidolorifici e un cellulare, che però è fuori uso. Intanto continua a vedere la donna misteriosa che lo riconduce alla macchina. Ormai allo stremo, decide di tentare il tutto per tutto. Quando riesce a raggiungere una strada e trova un cadavere, i pezzi del puzzle iniziano a completare un quadro che è totalmente diverso da quello che aveva immaginato fino a quel momento…
La coppia formata dal regista Michael Greenspan e dello sceneggiatore Christopher Dodd, qui al primo lungometraggio (avevano lavorato insieme già sui corti Lost & Found e The Legend of Razorback), le tenta tutte per mantenere alta la tensione, ma deve fare il conto con una serie di film usciti negli ultimi dieci anni. Si va da Memento (2000) di Christopher Nolan, tra le fonti d’ispirazione, ma soprattutto Buried, film che ha razzolato premi nel 2010. Mentre, però, l’ottimo film di Rodrigo Cortès era genuinamente claustrofobico e angosciante (seguendo tra l’altro delle regole ben definite), qui il gioco tra ciò che è reale e immaginazione ha le gambe corte.
In fin dei conti, Wrecked, presentato in anteprima italiana alla 29a edizione del Torino Film Festival, piace nella misura in cui si gradisce la recitazione di Adrian Brody, praticamente da solo in scena per novanta minuti. L’attore premio oscar per Il pianista (2002), con lo sguardo perenne da cane bastonato, sembra aver trovato una nuova vocazione nel cinema di genere (Splice, Predators, The Experiment, nonché l’ultima porcheria di Dario Argento, Giallo); c’è la mette tutta, ma la sua recitazione in questo tipo di ruoli inizia ad essere un po’ monocorde.
In conclusione, per chi si accontenta.
Paolo Gilli