Ieri mattina, per cominciare bene la settimana, ho riletto un articolo a caso su Amanda Hocking. Se non la conoscete, fatevi un giro in rete e troverete tutte le informazioni necessarie. Fatto? State male? Ebbene, nonostante si possa storcere il naso sul solito background di un artista di improvviso successo, ovvero faceva la fame e poi è diventata milionaria grazie alla sua passione, dobbiamo tenere conto dei numeri, tutt’altro che irrealizzabili sul mercato anglofono.
Seguendo i consigli di Joe Konrath, questa ragazza del Minnesota, ha trasformato i suoi manoscritti in ebook milionari, lanciati su Amazon. Come lei, la stessa esperienza l’ha fatta John Locke, che scrive un genere più adulto e che ha venduto, a detta sua, i milione di ebooks in 5 mesi. Ne ha fatto pure un libro in cui parla del suo metodo.
La Hocking. In Italia non sarebbe andata molto in là…
Riassumendo e prendendo a campione questi 3 personaggi, la Hocking, Konrath e Locke, abbiamo un’idea di quali siano le possibilità sul mercato estero. Questo lo premetto prima che qualcuno venga a dirmi “ma in Italia non è possibile”, cosa arcinota a tutti, quindi evitiamo di ripetere. Basta fare un calcolo che esistono più di 400.000.000 di persone al mondo che parlano inglese, che sia american english, britannico o altre sfumature. Se aggiungiamo paesi come l’India in cui è quasi una seconda lingua, vedrete aumentare esponenzialmente il bacino di utenti che potrebbero decidere di acquistare il vostro ebook. Quindi i numeri sono dalla parte delle dichiarazioni di questi autoprodotti. Dobbiamo però essere coscienti, che oltre a essere buoni scrittori, i tre presi in esame, sanno anche vendere. Nonostante la Hocking dica in alcune interviste di non aver usato nessun metodo particolare, si smentisce poco dopo dicendo di aver seguito i consigli del guru Konrath, uno che di marketing e social ne sa parecchio. La stessa Hocking era già una blogger di lunga data, e presente nei social principali.
1 milione di ebook in 5 mesi. Vero o non vero, sono cifre raggiungibili all’estero.
A questo punto, viene davvero da chiedersi se è utile continuare a intestardirsi con il voler pubblicare in Italia o tentare la sorte all’estero. Il mio parere ovviamente lo sapete. Vi invito a fare una riflessione a fronte delle banalità dei soliti baciapile italian style, quelli che dicono che essere autoprodotti significa solo non aver voglia di mettersi in gioco con le case editrici, perché se un testo è buono l’editore lo si trova. Questo non è sempre vero, e lo dico io che sono stato pubblicato da un editore. Ci sono troppi fattori che potrebbero far finire il vostro manoscritto nel cestino a beneficio di quello di un parente-amico-cugino di qualcuno, suvvia.
Il Guru!
L’ostacolo maggiore, neanche a dirlo, rimane la lingua. Abbiamo un mercato composto da 60.000.000 di abitanti e sapete benissimo che solo 1/10 di questi legge. Partiamo già in svantaggio netto, soprattutto perché non abbiamo avuto una scuola, e non l’hanno tuttora i ragazzi di oggi, che ci abbia formati per essere bilingue.
Sarà per cui difficile che nascano dei Konrath italiani, a meno che non ci si smarchi dalla mentalità di cui ho parlato sopra, quella legata al metodo classico di puntare al libro da far finire con fascetta sugli scaffali delle orami deserte librerie. Leggete un po’ di dati, poi ne riparliamo