3 cose che dovresti sapere prima di vedere 'il racconto dei racconti' di garrone

Creato il 26 maggio 2015 da Amaranthinemess @AmaranthineMess

Da bravi, voraci cinefili quali siamo, io e consorte, abbiamo deciso di fare una full-immersion nelle proposte italiane a Cannes: la nostra personalissima cinerassegna è iniziata ieri con Il Racconto dei Racconti di Garrone, proseguirà stasera con La Giovinezza di Sorrentino e si concluderà mercoledì con Mia Madre di Moretti.
Ieri sera, tornata dal cinema, non ero contenta, né entusiasta, ero semplicemente estasiata: Il Racconto dei Racconti è uno di quei (pochi) film visti nella mia vita che non solo mi sono piaciuti ma mi hanno soddisfatta. Avete presente il meraviglioso senso di appagamento che si prova quando si legge un bel libro e si vorrebbe subito ricominciare? Ecco, quello.
Felice per la serata appena trascorsa, ho pensato di cercare un po' di opinioni in rete e di condividere la meraviglia ma le mie fantasie sono state brutalmente infrante da opinioni che, boh, mi hanno lasciata perplessa: fra chi si lamentava del troppo 'splatter' e chi definisce il film un''americanata' ho finito per chiedermi se avessimo visto lo stesso film.
Ora, mi sta bene che il film non ti sia piaciuto ma mi aspetto delle motivazioni plausibili del tipo il film è troppo lento, il montaggio mi ha fatto cagare, le tette di Salma Hayek non si vedono neanche per un fotogramma. Va bene, lo accetterei. Ma lo splatter no.

3 COSE CHE DOVRESTI (ASSOLUTAMENTE) SAPERE PRIMA DI VEDERE 'IL RACCONTO DEI RACCONTI' DI GARRONE.


1- LA LETTERATURA BAROCCA E' TUA AMICA, NON TEMERLA

Il film è tratto da una raccolta di racconti di Gianbattista Basile, letterato napoletano vissuto nel Seicento.Adesso, forte della mia super laurea in letteratura vi sciorino un po' di nozioni, ché non fanno mai male: si definisce letteratura barocca quella prodotta a partire da metà '500 sino a tutto il '600.
Facendo appello alla nostra memoria potremo facilmente ricordare di aver studiato un lontano giorno della nostra vita una cosa chiamata Controriforma, che fu, lo dice la parola stessa, una reazione alla Riforma protestante iniziata a partire dalle celeberrime 95 tesi da quel pane d'uomo di Martin Lutero.
Le cose sono andate grosso modo così: la Chiesa era un covo di corrotti e malfattori, Martin Lutero e po' di altra gente hanno detto ciò che tutti pensavano ossia la Chiesa è un covo di corrotti e malfattori, riformiamola! La cosa, che ve lo dico a fare, alla Chiesa non piacque ma neanche un po' e dopo una serie di scontri e incontri che vi risparmio si giunse al Concilio di Trento il cui obiettivo era quello di conciliare tesi cattoliche e tesi protestanti.Quest'intento venne brutalmente affondato e si uscì dal Concilio con una Chiesa ancora più stronza di prima. 
Tutto quello che venne dopo la chiamiamo Controriforma, un periodo in cui la cultura venne costantemente ostacolata dai divieti dettati dalla 'nuova' dottrina cattolica.Molti autori finirono al rogo - vi faccio un nome: Giordano Bruno - molti altri cercarono vie traverse per continuare a scrivere ingannando i divieti della Chiesa.
Da questo provare ad 'aggirare le regole' nascono i caratteri fondamentali della letteratura barocca: l'uso di un linguaggio complesso e di molte metafore miravano a dire senza dire - ed evitate di finire bruciati.Nel Seicento, contro ogni aspettativa, la letteratura europea vive un periodo molto fiorente, basti pensare alla Spagna di Cervantes o all'Inghilterra di Shakespeare, e sviluppa un gusto per le cose bizzarre, strane, macabre, orrorifiche. Nell'arte figurativa le linee si spezzano e tutto diventa curva, movimento, fantasia.Il mondo diventa illusione, la vita diventa sogno, la sfiducia verso il reale spinge a rifugiarsi nell'irreale.

Una scena de Il Racconto dei Racconti (2015)


2 - CHIAMALO MACABRO, NON SPLATTER, DAI!


Sì, è vero, si vedono sangue e violenza. Ma, ci tengo a precisare, non si tratta di splatter, caro amico.
Nella letteratura seicentesca, come dicevo, si diffonde il gusto per l'orrido e per il macabro: avete mai visto, ad esempio, quei quadri che sono come delle nature morte ma raffigurano un teschio, dei fiori, una candela spenta? Ecco, quei quadri si chiamano Vanitas e rappresentano un'altra fondamentale caratteristica della cultura seicentesca: il memento mori. Ricordati che devi morire, che la morte è sempre lì con te e può prenderti in qualsiasi momento.

Natura morta con teschioPhilippe de Champaigne (1671)


3 - SE GLI AMERICANI POTESSERO FARE QUESTO NON SI CHIAMEREBBERO PIU' AMERICANI


Lungi da me disprezzare il cinema americano dal momento che lo apprezzo quasi sempre anche nelle sue forme più scenografiche e prive di contenuti - tipo, mi frulla in testa l'idea di andar a vedere San Andreas solo per il gusto di vedere gente che scenograficamente cade nel vuoto - dobbiamo ammettere che il più delle volte i cari democratizzatori del mondo spendono tanti ma tanti soldi per il 'contenitore' e tralasciano un po' il 'contenuto'.
Ora, che qualcuno insinui che il film di Garrone sia un'americanata solo perché c'è qualche inquadratura panoramica mi fa incazzare e non poco.
E mi fa incazzare non perché non venga apprezzato ma perché non viene capito lo sforzo che c'è dietro a quelle inquadrature, alla scelta di quelle ambientazioni.
A mio vedere è volutamente una continua evocazione; Garrone, con quelle scene ambientate in quelle stanze o in quei boschi vuole comunicare oltre la semplice parola, compie quasi una ricerca iconografica  delle atmosfere che infine rende il 'contenitore' a sua volta 'contenuto'.
L'alternarsi di scene buie e scene luminosissime - oltre a infastidire non poco i miei acciaccati occhi - ci comunica l'essenza stessa del Seicento: il buio dell'irragionevole e dell'irreale, delle basse passioni umane, della morte che ci corre dietro ogni attimo e la luce di una cultura che trova il modo di sopravvivere a se stessa.
Infine, e concludo, una piccolissima nota di frivolezza, un pensiero maturato all'insegna de l'art pour l'art: tralasciamo tutto per un attimo, il Seicento, la letteratura, le metafore, e guardiamo solo ai luoghi scelti come location, per un attimo consideriamo solo la bellezza.
Come non rimanere incantati dall'atmosfera assolata e rarefatta del Castello di Donnafugata? Come non immaginare di immergersi nella frescura di quei boschi certamente popolati di folletti e satiri?

Il Castello di Donnafugata (Ragusa)
- questa foto l'ho presa qui -


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