A mia discolpa, per aver evocato la ninfea nel dipingere Ofelia, dirò che è colpa di A. Rimbaud e merito di un rituale"(...) chi ti dice che Hetty, in questo momento, non vada scivolando sulla superficie di uno stagno illuminato dalle stelle, leggiadramente inghirlandata di bianche ninfee come Ofelia?"
d'evocazione involontariamente attuato dal verso
"Sgualcite, le ninfee le sospirano intorno..."-Ophelie, A. Rimbaud-
A pensarci bene, Ofelia potrebbe benissimo essere una delle ninfe evocate dagli Inni Orfici, tratteggiate come " visibili, invisibili, ricche di fiori," e ancora " vergini odorose, vestite di bianco, profumate alle brezze" richiamano tanto la descrizione che ne fa -per racconto portato- Gertrude nell'Atto IV, scena VII.
Eppure per me, Ofelia, è tutta concentrata negli occhi. Per me, Ofelia, è quell'unico verso
(Oh, sventura su di me, per aver visto quello che ho visto, per vedere quello che vedo!)
"O, woe is me,
To have seen what I have seen, see what I see!"
Per me, Ofelia, è la visio, la scissione. Da viva già vede oltre il velo. L'ultimo fiato non è che un riflesso a pelo d'acqua. L'ultimo sguardo è l'acqua stessa.