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3 gennaio 1954, 60 anni di Rai – C’era una volta la tv 17

Creato il 03 gennaio 2014 da Marvigar4

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http://www.radiomarconi.com/marconi/primi_monoscopi_rai.html

http://it.wikipedia.org/wiki/Rai

Il 3 gennaio 1954, con un brano tratto dal Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini, si aprirono le trasmissioni ufficiali della RAI (Radio Audizioni Italiane), Radio Televisione Italiana. L’annunciatrice Fulvia Colombo lesse il messaggio di inaugurazione… in seguito la stessa Fulvia Colombo, dopo aver lasciato la RAI nel 1963 per motivi ancora oggi non chiari, si ritrovò a vivere in una casa di riposo a Meina, sul lago Maggiore, in gravi condizioni economiche. Morì il 25 settembre 2005 e a nulla valsero le richieste della comunità per farle avere il sussidio della famosa Legge Bacchelli [1]. Di storie come questa la RAI in sessant’anni di vita ne ha collezionate parecchie, molti i collaboratori che l’hanno fatta nascere, crescere, sviluppare e si sono poi visti sospendere, licenziare, rimuovere dal proprio incarico (Febo Conti è un altro significato esempio [2]). Lo so, questo può sembrare un modo molto polemico per ricordare l’anniversario dell’inizio delle trasmissioni della RAI, però non mi sembrerebbe una scelta onesta intellettualmente citare solo quelli che in tutti questi anni hanno avuto attenzioni esclusive o maggiori rispetto a chi, ingiustamente, è finito nel dimenticatoio. Un altro esempio? La sigla della fine delle trasmissioni, in onda dal 1954 fino al 1985, è di un autore pressoché sconosciuto al grande pubblico, Roberto Lupi [3], musicista milanese che compose Armonie del pianeta Saturno, un breve brano di 30 secondi circa per oboe, arpa e orchestra utilizzato come sigla di chiusura dalla RAI. Si potrebbe andare avanti andando a scovare ancora casi controversi che hanno fatto discutere, come la “cacciata” dalla RAI di Silvio Noto [4], popolarissimo attore in auge fino agli anni ’60 e poi misteriosamente uscito di scena, o le varie censure comminate a Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello, Dario Fo, Franca Rame ecc.. A me piace ricordare Pinuccia Nava e Scaramacai [5] (da cui Sandra Mondaini ha preso spunto per il suo Sbirulino), il pagliaccio inventato da Umberto Simonetta e Guglielmo Zucconi che per oltre dieci anni ha allietato le trasmissioni dei bambini ottenendo un successo strepitoso (tra questi bambini evidentemente non c’era Aldo Grasso, autore di una Storia della televisione italiana in cui, tra lacune e oblii, Scaramacai non viene considerato granché).

In sintesi, la RAI ha avuto indubbi meriti, insegnando praticamente agli italiani a parlare in una lingua che fino al 1954 veniva usata solo in ambito accademico, ma nel contempo si è rivelata anche un trita-tutto in grado di rimpinzarsi di figure professionali preziose poi regolarmente defenestrate e relegate ad una vergognosa damnatio memoriae. Sessant’anni di trasmissioni televisive non possono essere ricapitolate erigendo monumenti ai soliti Piero Angela e Renzo Arbore, occorre invece avere gratitudine e rispettare tutti coloro che hanno dato il proprio importante contributo alla crescita di questa azienda, magari non comparendo nei titoli di testa o di coda, eppure permettendo ai “grandi” di andare in onda e di diventare famosi. Il mio plauso va soprattutto ai mille e più cameramen, datori luce, scenografi, tecnici, costumisti, semplici lavoratori, impiegati sin dal 3 gennaio 1954 per regalare al nostro paese un servizio di primissimo livello.

© Marco Vignolo Gargini


[1] http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Bacchelli

[2] http://marteau7927.wordpress.com/2012/12/17/febo-conti-25-dicembre-1926-16-dicembre-2012/

[3] http://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Lupi

[4] http://it.wikipedia.org/wiki/Silvio_Noto

[5] http://it.wikipedia.org/wiki/Scaramacai



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