3. Sequente anno Domini fuit hyemps aspera et orribilis…

Creato il 04 marzo 2011 da Fabry2010

Ora appunto in quei giorni aveva il venerabile vescovo Manfredo inviato un giovane presbyter per l’ammonimento e la cura delle anime dei conversi di San Pietro. Presto si seppe allora che il nuovo presbyter usciva ogni giorno dallo hospitale e visitava ogni persona del popolo del borgo. Parlava con tutti, senza distinzione di stato, di mestiere, di chiesa, e da tutti era stato preso a benvolere, perché con tutti non usava lo zelo del convertire, né la curiosità del confessore, ma la piacevolezza dell’amico.

Si diceva che Fabricius (questo era il nome con cui tutti chiamavano il presbyter) in un giorno di penuria avesse raccolto tutto le biade delle decime e le avesse divise non già soltanto con i pellegrini assistiti nello xenodochio, ma tra i poveri e gli infermi del borgo. Questo fatto attirò una gran folla intorno allo xenodochio il giorno seguente, e tutti presero a gridare «Giustizia! Giustizia! Biade per tutti!» con molta forza, perché erano tutti ben nutriti e mancavano non di pane nelle case, ma di dignità e decoro nei loro cuori. E non mancarono tra essi praedones et diversi generis malefactores et culpabiles pauperes. Fabricius allora uscì dallo hospitale, solo, in mezzo al tumulto. Tutti attesero le sue parole. Non concedere altre biade, per tutti – e probabilmente non ve ne erano abbastanza – voleva dire che Fabricius veniva meno all’obbligo di giustizia, che è dare a ciascuno, e non solo ad alcuni, ciò che spetta, e al precetto di misericordia, e dunque non bonus presbyter fuerit. Aprire i magazzini dello xenodochio, tra altre proteste dell’advocatus, l’economo, significava offendere le virtù della prudenza, della fortezza, e della giustizia, che è dare a ciascuno ciò che spetta secondo bisogno e necessità, non secondo arbitrio e usurpazione. Fabricius disse poche e chiare parole. Egli operava, affermò, per il bene dell’anima, di tutte le anime. A Dio solo però, aggiunse, compete la sovranità sulle anime, e sui corpi. Poi invitò alcuni, tra i più scalmanati, accanto a lui. Li mostrò alla folla.

«Davanti alla potenza divina, ogni uomo taccia! Aprite gli occhi! Guardate tutti! Accanto a me uomini che lamentano di morire di fame, giurano che non mangiano da giorni, e la divina providenza li mantiene belli, rubizzi, gagliardi, pieni di forze, tanto che non languiscono, ma sono lesti e attraversano a piedi la città! Cosa mirabile! Non chiedete biade agli uomini, ma credete, e abbiate fede nella provvidenza, che non lascerà solo alcuno e lo riempirà fino a scoppiare! Fratelli, preghiamo e andate in pace. Ite! Ite!»

La gente del borgo, accorsa allo strepito dei questuanti, iniziò a ridere e a farsi beffe di loro, e non si acquietò finché l’ultimo dei finti mendicanti che tanto avevano strepitato non attraversò il ponte e se ne tornò a mani vuote, azzittito e rabbuiato dentro le mura. Quel giorno fu ricordato in città come un buon giorno per finire il lungo inverno. Il cielo sereno e l’aria fatta più mite scacciarono i rigori della lunga stagione.


(continua…)



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