Bisogna fare qualcosa: nel Pdl non c’è nessuno che non ne sia convinto. Ma cosa fare? Nel Pdl non ce n’è uno che sappia rispondere. Si sviluppa così, ancora una volta, la sagra frenetica del falso movimento, del nervosismo privo di sbocchi, della rabbia impotente. Senatori e deputati si chiudono in consiglio di guerra, mentre il nervosismo contagia anche i due terzi del PD che gridano, basta con gli autogoal e su tutti il M5S va all’attacco parlando di un Berlusconi abusivo per quanto riguarda le concessioni iniziali delle sue televisioni.
Molti i focolai riaperti e molte le barriere di difesa innalzate.
Berlusconi, attacca ma non strappa, prevale, per ora, la linea morbida in attesa del giorno più lungo. Detta la linea del “partito unito” e a settembre si torna a Forza Italia. Un nome e un logo che a suo dire emozionano di più del PDL. Facce non certo rilassate quelle che entrano ed escono da palazzo Grazioli, la sensazione è che i tanti si aspettino il peggio e che in caso di esito negativo con la sentenza definitiva sui diritti Mediaset e l’interdizione dei pubblici uffici per Berlusconi, tutto possa succedere, visto che la convivenza al governo sarà impossibile.
PdL schizofrenico. PD dilaniato e M5S che alza il tiro chiedendo le documentazioni sulle concessioni delle frequenze Mediaset e aggiungendo che se la Guardia di Finanza trova che non ci siano, è giusto che vengano oscurate.
Inevitabili, nuove fibrillazioni, riunioni, reazioni, mentre le onde d’urto della questione Cassazione vanno a toccare il Parlamento in un modo o nell’altro.
Il Cavaliere vuole l’unità attorno a sè, dopo che la decisione della Suprema Corte di anticipare a fine mese la sentenza definitiva sul processo Mediaset, altrimenti a rischio prescrizione, cambia registro, la rabbia lascia il posto alla ragionevolezza . Il leader del centrodestra è consapevole che stavolta il piano B non è a portata di mano e che certo, la strategia non può essere la forza, per staccare la spina al governo di larghe intese con Pd e Scelta Civica. L’esecutivo deve andare avanti, è la linea dettata ai suoi fedelissimi, frenando ogni fuga in avanti dei più ostili a quello che Berlusconi definisce ” esecutivo di pacificazione”. L’imput è nessuna sparata e nessun colpo di testa ma, niente sconti sui temi cari al partito, Imu e Iva che continuano a essere i ritornelli che il PdL vuole portare a casa, anche se ammette che, la situazione è difficile.
Attendono, dunque, il 30 luglio, le minacce di dimissioni in massa dei deputati, senatori e ministri e stop ad ogni azione eclatante. Riprendono così anche i lavori dopo la sospensione chiesta dai pidiellini. Dunque tregua armata, o se si preferisce conflitto ma per finta.
Ma cosa può succedere davvero il 30 luglio?
Rinviare tutto
Cosa conviene fare a Berlusconi? Fino ad ora Ghedini ha sempre puntato sul rinvio dei processi. Una strategia del ritardo. È probabile che anche stavolta succeda la stessa cosa. Per ora nessuno scopre le
Intanto questo conto alla rovescia investe il resto dei partiti con ondeggiamenti, contraddizioni e affondi. E su tutto calò l’attesa…