30 settembre 1953 | Maurizio Sacripanti | Il disegno puro e il disegno dell’architettura

Creato il 17 maggio 2013 da Wilfingarchitettura @wilfing
di Salvatore D'Agostino
Calendario inizia pubblicando il finale del piccolo saggio Il disegno puro e il disegno dell’architettura, scritto da Maurizio Sacripanti nel 1953. In questo pamphlet, attraverso un’attenta analisi storica, l’architetto romano mise per la prima volta in relazione l’evolversi della «perizia disegnativa» con il pensiero dell’architettura.
«Il disegno nell'architettura – dice Maurizio Sacripanti – è un mezzo tecnico attraverso il quale descrivere un pensiero che già a priori è “costruttivo” e che nella sua fase realizzativa si definirà concretamente.»
Da rileggere due analisi sul disegno moderno (ricordo scritto nel 1953):
la «perizia disegnativa» del moderno diventa strumento di comunicazione, cambia linguaggio secondo il referente; 
i disegni di «fantasia architettonica» fanno parte della grammatica di base per un architetto come il disegno dal vero-rilievo e di progetto.

estratto dal libro di Maurizio Sacripanti, Il disegno puro e il disegno dell’architettura, Fratelli Palombi editore, Roma, 1953, pp. 90-92.
II disegno nell'architettura, valido quale mezzo di scrittura trasformò la concretezza originalmente utilitaria della casa, mero ricovero per riparare e contenere, attraverso l'esigenza poetica in espressione architettonica. Perché dunque apparisse nella storia il disegno nell'architettura, fu necessaria il manifestarsi di una iniziativa di trasformare il concetto di casa-riparo, dal piano di una realtà obiettiva quale, la funzione utilitaria ad un concetto soggettivo quale interpretazione poetica.
II soggetto «architettonico» non è sufficiente a far sì che lo stesso aggettivo definisca ogni rappresentazione grafica di quello. Occorse il costituirsi di una forma mentis, che si manifestò nella coscienza del soggetto trattato, poi nella comprensione di ciò che nel soggetto era necessaria rappresentare o mettere in evidenza, nella necessità d'invenzione di un metodo di rappresentazione ed infine nella tecnica di esecuzione per conferire al disegno il carattere architettonico e distinguerlo dal disegno pittorico a soggetto architettonico o dal disegno scenografico. Il disegno architettonico si apparenta con il disegno in genere, ma si distingue nettamente dai disegni tecnici o più propriamente industriali, perché il disegno nell'architettura parte sempre da una emotività, mentre il disegno industriale è sempre ed esclusivo prodotto di puro ragionamento.
Nel disegno architettonico, prescindendo dalle considerazioni artistiche, l'evoluzione della sua funzionalità espressiva si è proposta di mettere il soggetto nel più stretto rapporto con la costruzione usando opportuni metodi di rappresentazione e tecniche grafiche. La mentalità architettonica rivolgendosi contemporaneamente all'arte e alla tecnica, assunse nelle sue forme espressive affinità tanto con il linguaggio artistico che con quello tecnico. La evoluzione della conoscenza e dell'uso della tecnica nella storia dell’architettura ha definito necessaria l'elaborazione di grafici riflettenti sempre maggior precisione, chiarezza, esattezza geometrica e sensibilità costruttiva.
Nell'elaborazione di un progetto architettonico della età moderna l'architetto appare usando vari linguaggi, secondo che si rivolga, con un disegno di massima, a se stesso o al committente, o con disegni tecnici ad altri tecnici; e così il linguaggio grafico del disegno nell'architettura varierà secondo a chi è diretto; però l'unità dello spirito, risultante dell'intelligenza e cultura singola dell'architetto determinerà caratteri comuni.
Questi si possono classificare in disegni espressivi e disegni tecnici; a secondo che in essi l'architetto reagisca da artista o agisca da tecnico. Si capisce che i disegni di un architetto saranno sempre qualcosa di differente dal disegno di un puro pittore, perché questo guarda la realtà in modo emotivo, e reagendo sensibilmente dinanzi ad essa la rimuta in arte, mentre l’architetto muovendosi da un'idea sensibile ma soggettiva costruisce una realtà esterna e perciò, anche nei suoi disegni più espressivi, dovendo concretizzare attraverso varie materie un'idea, conserverà sempre qualcosa di tecnico corrispondente al proprio ordine mentale di costruttore.
Infatti sia l’architetto antico che l'architetto moderno usarono sempre espressioni tecniche e grafiche per precisare in progetto le parti esterne ed interne delle loro opere, secondo un concetto sempre totale che li porta di continuo all'introspezione tecnica e funzionale, non arrestandoli nel· disegno dell'architettura considerazioni parziali o puramente emotive.
Così gli elaborati grafici di un progetto architettonico, inteso con tecnica e rappresentazione moderna, sono molteplici e si distinguono in studi dal vero e rilievo della zona, disegni di progetto, fantasie architettoniche.17 maggio 2013

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