304° giorno – Davo fuoco alle chiese e volevo continuare a farlo

Da Ayertosco

Si che poi non erano chiese vere e proprie…sembravano dei templi con tante cellette e io entravo dentro e prendevo delle pantofole li buttate per terra da usare come miccia per divampare incendi tra il mobilio dipinto di queste microstanze…e vedevo i monaci che passavano appena ad un metro da me, parlando e recitando preghiere e litanie in lingue sconosciute senza sospettare ne cercarmi, ignari del mio peccato anche se “potrebbero trovarmi” pensavo, cosi, in un istante, che troppe volte davo le spalle alle entrate tonde senza porte di quel dedalo santo che solo a volte mi nascondevo dietro l’uscio, che è roba tipica dei sogni essere quasi scoperto e poi invece no…e appena se ne andavano io buttavo le torce-pantofole e appiccicavo brutti fuochi in giro.

E mi alzo per andare a pisciare…che guardo l’orologio e leggo 5;47 e per almeno altri 45 minuti posso rifiondarmi a nanna e chissà cosa sognerò stavolta…che bruciare le chiese con delle pantofole è una cosa brutta, sacrilega, dovrei farmi il segno della croce  e recitare padrenostroavemariacredoinunsolodiopadreonnipotentecreatoredelcieloedellaterra, che quella prostata irritata è l’avvertimento divino, spegnere con l’acqua i fuochi del peccato gettando fuori le tossine ecco cosa vuole dirmi Dio, figliol prodigo torna indietro…e mi rinfilo nel letto e tempo di chiedermi “chissà se riprenderò sonno adesso” eccomi li di nuovo, tra muri bianco calce e piastrelle lucide, e altari e monaci vestiti di crema e incenso e io, con ciabatte in mano, che do fuoco a tutto.