Dal 31 agosto 1997 al 25 gennaio 1998 bisogna attendere per rivedere di nuovo il fenomeno Alvaro sugli scudi. L’anno nuovo è iniziato in modo controverso: una vittoria sulla Juventus ha portato l’Inter a +4 sui bianconeri, poi un inatteso scivolone interno contro il Bari di Phil Masinga ha ridotto nuovamente a uno i punti di vantaggio. A Empoli i nerazzurri si giocano il titolo platonico, ma molto indicativo di campione d’inverno, visto dal 1992 che chi passa primo al giro di boa vince poi lo scudetto. La squadra non è, però, in gran forma e Carmine Esposito segna l’1-0 per i toscani dopo tre minuti. El Chino entra, come contro il Brescia, intorno al 70′, stavolta al posto del lustrascarpe Moriero, e, per avere la meglio della fitta ragnatela che la squadra allenata da Luciano Spalletti ha disposto in campo, inventa all’82’ un tiro incredibile: da poco oltre centro campo, defilato quasi sul versante sinistro, il piede mancino dell’uruguaiano uccella -come si sarebbe detto una volta- il portiene empolese Roccati. Il miracolo stavolta riesce solo a metà e il match finisce 1-1, risultato che però non basta a tener dietro la Juventus.
Di Recoba all’Inter si potrebbero ricordare altri episodi e non tutti positivi, ma la mente tornerebbe sembre a questi due match che, nel primo anno in nerazzurro, contribuirono a costruire il suo personaggio, quello di cui si innamorarò follemente Massimo Moratti. O almeno così ci conviene dire, in modo da bypassare la classica domanda sul perché l’allora presidente dell’Inter lo abbia tenuto alla sua corte per dieci stagioni, mentre ad altri ha concesso molto meno tempo.
federico
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