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31/07/2014 - ENI affronta la pressione allontanandosi dal rischio geopolitico in Africa

Creato il 31 luglio 2014 da Orizzontenergia

ENI diversifica il rischio geopolitico africano

  • Il nuovo Amministratore delegato di ENI sta ora diversificando il rischio paese lontano da un continente sempre più esposto a turbolenze geopolitiche, causa di interruzioni nella produzione. Gli analisti scommettono che ENI seguirà le orme di altri grandi produttori di ridurre l'esposizione nei paesi a forte rischio per aree più stabili.
  • La strategia di crescere in paesi come Libia o Nigeria è stata vincente fin quando le operazioni sono andate lisce. Ma caos politico e fazioni in guerra hanno penalizzato la produzione. E i crescenti furti di petroliopetrolio
    Combustibile di colore da bruno chiaro a nero, costituito essenzialmente da una miscela di idrocarburi. Si è formato per azioni chimiche, fisiche e microbiologiche da resti di microorganismi (alghe, plancton, batteri) che vivevano in ambiente marino addirittura prima della comparsa dei dinosauri sulla terra. I principali composti costituenti del petrolio appartengono alle classi delle paraffine, dei nafteni e degli aromatici, che sono composti organici formati da carbonio e idrogeno e le cui molecole sono disposte secondo legami di varia natura.
    in Nigeria hanno creato problemi agli operatori stranieri, come la stessa ENI e Shell.
  • Descalzi sta già disinvestendo una parte della sua scoperta giant di gas naturalegas naturale
    Idrocarburo che ha un'origine simile al petrolio, che si forma a partire dalla decomposizione anaerobica (cioè in assenza di ossigeno (O2) di microorganismi, attraverso processi biologici avvenuti nel corso delle ere geologiche. La composizione del gas naturale varia notevolmente a seconda del sito di formazione, ma in genere presenta un'alta percentuale di metano (dal 70 al 95 %), anidride carbonica (CO2CO2
    Gas inodore, incolore e non infiammabile, la cui molecola è formato da un atomo di carbonio legato a due atomi di ossigeno. È uno dei gas più abbondanti nell'atmosfera, fondamentale nei processi vitali delle piante e degli animali (fotosintesi e respirazione).
    ), azoto (N2) e idrogeno solforato (H2S).
    in Mozambico, secondo fonti vicine alla vicenda. La cessione di una quota ulteriore contribuirebbe a sostenere il ricco dividendo di ENI.
  • Gli investitori stanno inoltre facendo pressioni su Descalzi per tagliare il superfluo e liberarsi di almeno una parte della sua quota in Saipem. Vendere una parte significativa di Saipem permetterebbe a ENI di deconsolidare il debito del gruppo, che ammontava a 5,1 miliardi di euro (6,8 miliardi dollari) a fine giugno. La partecipazione di ENI in Saipem ha un valore di mercato di 3,5 miliardi di euro.
  • Critico il settore della raffinazioneraffinazione
    Insieme di processi fisico-chimici che consentono di trasformare il petrolio in combustibili con caratteristiche appropriate agli utilizzi finali. La prima fase del procedimento di raffinazione del petrolio greggio è la separazione delle componenti di diverso peso molecolare: quelle più pesanti (che hanno un punto di ebollizione maggiore e che sono destinate alla produzione di oli lubrificanti, cere, ...) rimangono nella parte bassa della colonna di frazionamento, mentre quelle più leggere (tra cui benzina, GPL, jet fuel, ...) risalgono verso l'alto e possono essere facilmente asportate. Successivamente si procede con altri processi (crackingcracking
    Processo chimico utilizzato nell'industria di trasformazione petrolifera per convertire le frazioni pesanti del petrolio in frazioni più leggere. Esso consiste nel rompere (dall'inglese crack)  le grosse molecole complesse di idrocarburi ad alta temperatura in presenza di opportuni catalizzatori.
    , visbreaking, reforming, ...), con trattamenti di purificazione più o meno complessi e aggiunta di additivi.
    , che ha perso 800 milioni di euro solo negli ultimi due anni. Difficile un’inversione di tendenza ostacolata dalla riduzione del consumo di prodotti raffinati in Italia, paese non ancora uscito dalla crisi.

Claudio Descalzi ha trascorso gran parte della sua carriera ad aiutare il gigante petrolifero italiano ENI a diventare il più grande produttoreproduttore
Secondo quanto stabilito dal decreto legislativo n. 79/99, il produttore è la persona fisica o giuridica che produce energia elettrica indipendentemente dalla proprietà dell'impianto.
straniero di greggiogreggio
Petrolio estratto che non ha ancora subito un processo di raffinazione.
in Africa. Ma come nuovo Amministratore delegato di ENI sta ora diversificando i rischi paese lontano da un continente sempre più esposto a turbolenze geopolitiche, che hanno portato a interruzioni nella produzione. Gli analisti scommettono che ENI seguirà le orme di altri grandi produttori di ridurre l'esposizione nei paesi a forte rischio per aree più stabili.

ENI annuncerà giovedì che i profitti nel secondo trimestre sono quasi raddoppiati. Ma i buoni numeri non raccontano le sfide che Descalzi sta affrontando. Giovedì, Descalzi illustrerà agli investitori la sua visione futura della società, offrendone un nuovo volto dopo i nove anni del suo predecessore Scaroni. Descalzi probabilmente presenterà un piano di taglio dei costi, la vendita di parte della sua service unit e uno snellimento del business della raffinazione.

L’ex Ad Scaroni ha puntato molto e ampliato le attività dell’azienda in paesi difficili quali Nigeria e Libia, dicendo spesso "il petrolio non si trova in Svizzera". E la strategia è stata vincente, quando le operazioni sono andate lisce. Ma recentemente, alcuni di questi paesi hanno dato dei grattacapi alla società. Caos politico e fazioni in guerra hanno penalizzato la produzione. E i crescenti furti di petrolio in Nigeria hanno creato problemi agli operatori stranieri, come la stessa ENI e Shell.

Oltre alle ombre ci sono anche le luci: ENI ha fatto una grande scoperta in Congo, un paese geopoliticamente stabile.

Gli analisti prevedono che Libia e Nigeria trascinino in basso i guadagni, Descalzi può scegliere di deconsolidare la sua esposizione in Africa. Sta già disinvestendo una parte della sua scoperta giant di gas naturale che si trova al largo del Mozambico, secondo fonti vicine alla vicenda. La scoperta è una delle maggiori di sempre e prima che Descalzi assumesse la guida di ENI, la società aveva già ceduto una quota del giacimento in Mozambico ai cinesi della CNPC, per 4,2 miliardi di dollari.

La cessione di una quota ulteriore contribuirebbe alla raccolta dei fondi necessari per garantire a ENI il suo ricco dividendo, in un momento in cui il flusso di cassa della società è sotto pressione dopo il ritardo dell’avvio del mega-progetto di Kashagan, in Kazakistan. I costi di quel progetto sono lievitati e la messa in produzione, che prima si attendeva entro il 2005, è stata più volte rimandata.

Gli investitori stanno inoltre facendo pressioni su Descalzi per tagliare il superfluo e liberarsi di almeno una parte della sua quota in Saipem. Vendere una parte significativa di Saipem permetterebbe a ENI di deconsolidare il debito del gruppo, che ammontava a 5,1 miliardi di euro (6,8 miliardi dollari) a fine giugno. La partecipazione di ENI in Saipem ha un valore di mercato di 3,5 miliardi di euro.

In Italia, ENI, posseduta per il 30% dal governo italiano, è anche alle prese con un settore della raffinazione che ha perso 800 milioni di euro solo negli ultimi due anni. Le probabilità di una rapida inversione di tendenza sono ostacolati da una riduzione del consumo di prodotti raffinati in Italia, la quale si sta ancora riprendendo da una profonda crisi economica a livello europeo.

I sindacati hanno convocato uno sciopero generale di 30.000 lavoratori italiani dell'ENI, martedì, per protestare contro eventuali chiusure delle raffinerie nel paese. Si parla di un 90% di adesioni.


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