31.Torino Film Festival: “House of Cards” (Pilota) di David Fincher

Creato il 27 novembre 2013 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Anno: 2013

Durata: 109’

Genere: Thriller

Nazionalità: USA

Regia: David Fincher

 

Il 2013 è stato un anno rivoluzionario per la televisione, o meglio per le serie televisive, eppure molti non sembrano essersene resi conti. Quest’anno, infatti, sono uscite le prime tre serie televisive pensate primariamente per essere trasmesse e fruite in rete, con la disponibilità immediata di tutti gli episodi. Dietro a questo passo rivoluzionario e investimento finanziario, mai visto in questo settore, che cambierà completamente il modo di realizzare e vedere le serie tv, sta il servizio di streaming online on demand di Netflix (http://it.wikipedia.org/wiki/Netflix). Le tre serie in questione sono House of Cards, Hemlock Grove e Arrested Development (quest’ultimo è il caso più clamoroso e interessante in questo passaggio di mano virtuale, che merita un approfondimento a parte), accolte con immenso successo “di ascolti” (altro aspetto la cui valutazione cambierà completamente nei prossimi anni) e di critica.

Nel pilot, diretto con mano sicura da David Fincher (il quale è stato premiato con un’Emmy per la regia), conosciamo il membro della Casa dei Rappresentanti, Frank Underwood (Kevin Spacey). In cambio della promessa di essere nominato Segretario di Stato, assicura il suo appoggio per l’elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti. A vittoria conquistata però, la promessa non viene mantenuta, e Frank mette in moto una serie di eventi per vendicarsi.

House of Cards è l’ennesimo adattamento americano di una mini serie inglese (si veda per esempio State of Play, per rimanere nello stesso genere), in questo caso andata in onda nel lontano 1990. Creata per la BBC da David Dobbs, la versione statunitense è stata affidata a Beau Willimon, l’autore originale di Le idi di marzo (2011), e la scelta non si poteva dimostrare più azzeccata. Willimon dimostra di conoscere bene le politiche parlamentari di Washington e i meccanismi del thriller politico. Rispetto ai quattro episodi della mini inglese, la prima stagione di House of Cards (le riprese della seconda, prevista già negli accordi iniziali, sono appena terminate) è composta da 13 episodi, permettendo quindi un moltiplicarsi delle sottotrame e un approfondimento dei personaggi, che solo il format seriale può garantire. Il ritratto che ne nasce non fa sconti, anche se le macchinazioni machiavelliche di Frank a volte sembrano ideate da Keyser Sose.

Le prime due stagioni di House of Cards hanno avuto un budget di $ 100 milioni. Una cosa impensabile per una serie televisiva fino a qualche anno fa. In cabina di regia si sono accomodati David Fincher, Carl Franklin, Joel Schumacher, James Foley, Allen Coulter e Charles McDougall.

Un prodotto tecnicamente ineccepibile e dalla scrittura solida, che ha solo un difetto, finisce sul più bello. Rimaniamo in attesa della seconda stagione, in programma per il 2014.

Paolo Gilli


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