32. Olio

Creato il 02 giugno 2011 da Fabry2010

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La stanza ha una parete biancastra interrotta da un comò e un camino, una finestra e un busto in bronzo. Al centro, un tavolo in legno intorno al quale sono seduti Yehochoua, Yehouda e Chlomo. Si parla delle vicende che hanno fatto discutere la gente: i miracoli, l’entusiasmo popolare, l’assassinio di Yoh’anan. Il soffitto a cassettoni dà una sensazione di calore, come se il pericolo in agguato trovasse un argine nella capacità dell’uomo di separarsi dall’esterno, di alzare barriere, di porre un limite all’offerta di se stesso.
- Ricordo quando aprirono il tetto per portare il paralitico.
Chlomo è affascinato dalle narrazioni che s’inseguono e di cui si finisce col perdere il controllo, per cui nessuno può dire dove finisca l’esperienza e cominci la leggenda.
- E che è successo, dopo?
Mentre parlano, entra Magdalenne. Cosa avrà questa donna acqua e sapone per attirare l’attenzione su di sé? Quando lo vide davanti gli chiese se gl’importasse più camminare o essere felice. Saranno gli occhi, innocenti e provocanti. Rispose che avrebbe preferito camminare, per lui essere felice significava muovere le gambe. Forse è la linea delle labbra che disegna un sorriso senza fine. Gli disse, alzati e cammina: puoi farlo, se ci tieni veramente. O i capelli che a volte sono lisci e a volte ricci. Rispose, non ci avevo mai pensato, sento un formicolio nel braccio destro. Ma anche il seno, le gambe, tutto al posto giusto. La gente era incredula, quando lo vide lasciare la barella. Un giorno o l’altro dovrò farmi avanti, vincere la timidezza che paralizza i gesti, le parole. Allora, diceva, si può fare tutto, volerlo è sufficiente. No, disse Yehochoua, bisogna credere che la felicità non sia impossibile. Ora glielo dico, Magdalenne mi vuoi sposare?
- Perché quell’olio? Sai a quanto si potrebbe vendere?
La donna sta ungendo la fronte e le mani di Yehochoua.
- Smettila, Yehouda. Arriverà un momento in cui non potrà farlo.
- La gente non capisce. Pensano che tu sia stravagante, una specie di mago; ci mancherebbe che facessi il dongiovanni.
- Quando di questo non resterà che cenere, potrai capire; bisogna amare la vita, finché ci viene data.
Chlomo assapora ogni parola, scrive sul taccuino ciò che riesce ad afferrare. E’ convinto di avere tra le mani il servizio della vita.



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