Girato in 16mm e accompagnato da una musica elettronica che ricorda le atmosfere horror anni 80, Virgil Vernier al suo primo lungometraggio prodotto con la collaborazione del Torino FilmLAB, ritorna nei luoghi in cui è cresciuto e confeziona un film che ha l’effetto estraniante di un viaggio all’indietro nel tempo, rimanendo però nel qui e ora raccontando lo scenario di spaesamento intimo dei protagonisti, sovrapposto allo scenario di degrado comune a tutti gli hinterland del mondo, e lo fa essenzialmente discostandosi dal modo superficiale in cui i media riportano la cronaca di guerra delle periferie parigine, per parlare invece dell’altra violenza che le caratterizza, quella più sotterranea del degrado stesso che entra in vibrazione con l’anima degli esseri umani, verso una desertificazione delle speranze ed una cemetificazione dei sentimenti.
Durante un sogno notturno, con una sequenza di immagini di devastazione urbana, Liza ripete che tutto questo non è vero, che è solo un brutto sogno, è solo un incubo. Ma alla fine, le sue paure si realizzano e prendono forma in un mostro meccanico dalle terribili fauci che divora nottetempo le case dove le ragazze cullavano sogni di felicità. Parsec