Molo di Fort de Rocher, Tortuga, 1668
Era l’imbrunire e Mathias Wilton rientrò dal suo giro, era stato da Connors quel pomeriggio a discutere di un bottino trafugato all’Olonese.
Il taverniere, Sean Mackenzie, stava servendo ai tavoli del cortile e, notandolo, lo interrogò brevemente: -Hai visto mia figlia?-
Mathias, ormai ospite fisso della cantina di Mackenzie, si guardò attorno con fastidio e sbuffò dentro di sé: nell’ultimo anno aveva fatto da bambinaia a un ragazzo sprovveduto e ora la storia si ripeteva con la figlia dell’oste, era davvero uno strano destino, quello del Tagliagole. Scrollò le spalle, spiegandogli che non la vedeva da qualche ora e attraversò il locale.
Sotto la tettoia dell’entrata anteriore erano seduti Stan l’Orbo e Larry Ward, due contrabbandieri di Capo Rojo che vivevano perennemente ubriachi. Li salutò con un cenno e scrutò il molo.
Il sole colorava di rosa il cielo, la marea era salita e, a parte qualche piccolo accattone a frugare fra il ciarpame e i rifiuti, la banchina era deserta, nessuna nave aveva attraccato nelle ultime ore, Connors e il suo tesoro erano al sicuro.
Non seppe, Mathias, se fu lo sguardo malandrino di Stan o l’incresparsi dell’acqua scura accanto alle casse ad attirare la sua attenzione. Gli occhi inquieti di Larry percorsero la cima che attraversava la passerella e il Tagliagole sentì un tuffo al cuore.
Nonostante la gamba dolente si slanciò verso l’attracco, agguantò la cima e il peso fu inequivocabile. Gridando si piegò sul ginocchio, incurante del dolore lancinante dell’articolazione e tuffando gli avambracci afferrò e trasse fuori dall’acqua la bambina.
Blanquita era livida, gli occhi sbarrati di spavento, e aprì la bocca per catturare rumorosamente l’aria, mentre Mathias Wilton la metteva in salvo. Le avevano intrappolato le spalle con la cima e, a giudicare dai rantoli della piccola, non avrebbe resistito a lungo sott’acqua e impossibilitata a nuotare.
Mentre scioglieva il nodo, Stan si era già messo in fuga, rovesciando la sedia nella sabbia, Mathias lanciò un grido di avvertimento, ascoltando la giustificazione di Larry Ward: -Era solo uno scherzo!-
Con le treccine impiombate e la veste attaccata alle gambe, Blanca batteva i denti in preda al gelo, stringendosi nelle braccia, scossa da tremendi brividi.
Dopo averle battuto sulla schiena perché sputasse l’acqua salmastra, Mathias si levò la giacca e la avvolse in quella, rispondendo a Ward con voce fin troppo alterata: -Scherzo? Non si tratta di un gatto, per la miseria, è una bambina!-
-Beh, gli irlandesi son sempre troppi!- replicò Stan tornando sui propri passi, quasi per difendere l’amico.
Nel frattempo qualcuno uscì dalla taverna per osservare la scena, un bambino si chinò accanto a Blanca, porgendole la mano. Era Charlie, quello dell’emporio.
La piccola riuscì a mettersi in piedi, probabilmente era rimasta sotto solamente pochi istanti, e pur stringendosi nella giacca, si volse per ringraziarlo. Il Tagliagole si rimise in piedi, facendole un gesto d’incuranza, e fissò i due ubriachi ormai accerchiati.
Slanciandosi avanti, Larry urlò: -Lei lo sa che era un gioco, vero Streghina?- ma in quell’istante comparve Sean Mackenzie con l’aria più nera che si potesse immaginare.
Stan l'Orbo si voltò a guardarlo e il taverniere non disse una parola, ma calò la bottiglia sul capo del malcapitato contrabbandiere.
Al rumore di vetri infranti, il molo si riempì di gente e in un attimo scoppiò il finimondo. Mathias Wilton mandò la bambina in casa, quindi rimboccò le maniche e si gettò nella mischia.
Più tardi, quand’era notte, mentre Blanca dormiva placidamente nel suo lettino, dopo che la donna dell'irlandese ebbe spazzato il pavimento della taverna devastata nella rissa e medicato le loro ferite, Mathias e Sean, presero una sbronza colossale, osservando in silenzio il riflesso della luna che danzava fra le onde, scintillante come argento, prezioso più dell’oro.