36. Tavolette

Creato il 16 ottobre 2010 da Fabry2010

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Dopo i fatti del Gunong Tahan – e la scoperta che il Bidello d’oro non era affatto morto, grazie alla faccia di bronzo resistente agli urti – Giulio da Padova decide di tenere una conferenza stampa in cui mettere i puntini sulle i – una sua specialità – in tema di scuole di scrittura. Ritiene, infatti, che la vicenda possa nuocere gravemente alla reputazione dei maestri autentici, quelli che lavorano nel campo da una vita. Ha scelto come sede una sala prestigiosa al Campidoglio, per dare più risalto alle precisazioni. L’ambiente è sfarzoso: sedie imbottite di velluto rosso, un tavolo di noce e un soffitto alto che aggiungerà solennità alle sue parole. Lo presenta una giornalista dall’aria combattiva; introduce l’argomento ricostruendo la storia della scrittura dai primi graffiti dell’uomo primitivo al sistema sumero ed egiziano, dai gettoni d’argilla della Siria trasformati in tavolette agli ideogrammi, i pittogrammi e i fonogrammi, dai rebus alla scrittura cuneiforme, e ancora i geroglifici, la lineare A e B, le scritture alfabetiche, quelle maya e cinesi. La gente è incuriosita e accende un fuoco di fila di domande; la giornalista replica, si creano discussioni in gruppi sparsi nella sala, fazioni, scuole di pensiero, alterchi tra i i fans degli egizi e dei sumeri; si passa a parlare di calcio e di politica, del governo incapace di risolvere i problemi, dell’urgenza di un rinnovamento generale, di religione e ateismo, vita extraterrestre, fecondazione in vitro, Vaticano, IOR, massoneria, sionismo e comunismo, Opus Dei e testi apocrifi, Dan Brown e vangelo di Tommaso. In qualche gruppo si viene alle mani, volano parole grosse e perfino tavolette, che la giornalista ha portato con sé per supportare con esempi pratici la sua argomentazione. Giulio si guarda intorno e non sa che pesci prendere. A un certo punto, raccoglie i fogli che ha sistemato sopra il tavolo, li infila nella borsa, si alza e se ne va. Nessuno se ne accorge, tantomeno la giornalista combattiva, impegnata a respingere l’assalto di un omaccione barbuto che brandisce una tavoletta piena di segni indecifrabili.



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