Il Milan sta attraversando un periodo difficile. La scelta di affidare a Oscar Washington Tabarez il post-Capello non è stata digerita dall’ambiente. A Piacenza, domenica 1° dicembre, la squadra ha rimediato la quarta sconfitta in campionato in 11 partite e poco importa se il 3-2 finale è frutto di una spettacolare rovesciata di Pasquale Luiso: i limiti dei rossoneri nella manovra e in difesa sono evidenti e i due errori di Rossi, costati gli altri due gol, ne sono l’emblema.
Insomma, c’è da correre ai ripari, ma proprio correre perché la Champions League incombe. E allora via Tabarez e dentro niente meno che Arrigo Sacchi, appena scaricato dalla nazionale italiana. Anche in coppa l’inizio non è stato dei migliori e le sconfitte rimediate a Milano contro il Porto di Jardel e a Göteborg con l’IFK del futuro milanista Andreas Andersson pesano sul computo globale, ma per fortuna basta un pareggio a San Siro con il Rosenborg per arrivare ai quarti e i norvegesi, a Trondheim, sono stati travolti 4-1.
E forse è vero, perché nella ripresa i rossoneri menano di più, ma la lucidità è un’altra cosa. Così al 70′ un lancio di Brattbakk è spizzato da Heggen che con un solo colpo di testa beffa Baresi, Costacurta e un Rossi in libera uscita e manda incredibilmente fuori il Milan al primo turno.
Una sconfitta che spazza via il ciclo del Milan, scrive la Gazzetta dello Sport. Un’impresa che merita di influire sulla toponomastica, pensa qualcun altro. Per questo a Macerata, una piccola traversa senza uscita di viale Piave, per molti anni ha recato sull’angolo la scritta “Via Rosenborg”.
federico
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