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4 – La comunicazione audiovisiva ed il ‘delitto perfetto’ di Jean Baudrillard ne’ “La rosa Purpurea del Cairo” di Woddy Allen.

Creato il 10 giugno 2011 da Antonio Conte

Ma l’indagine psicologica di questo medium, che proietta immagini in movimento è immersiva.  Ricordo alcuni film, “La rosa purpurea del Cairo” in cui il poeta avventuroso Tom Baxter (interpretato da Gill Shepherd) esce dallo schermo e prende vita, mentre gli altri attori dialogano con il direttore della sala  cinematografica, pregandolo di non spegnere la pellicola, ma ormai Tom Baxter è uscito e porta via con se la spettatrice Cecilia, impersonata dalla magnifica e Mia Farrow.

In realtà sullo schermo si vede una sala cinematografica molto standard, come lo sono la maggior parte nel mondo, del tutto simile a quella in cui ciascuno degli spettatori è già stato almeno una volta nella sua vita, e quindi si vedrà immedesimato, in un processo di proiezione immaginifica del proprio se. Essendo un film, visto in sala, l’immedesimazione è immediata. La fruizione del film attraverso la tv è ovviamente meno di impatto ma ugualmente efficace. Infatti, sappiamo che i neuroni a specchio aiutano molto questo processo, e le emozioni sarebbero, quindi le stesse, se davvero l’utente fosse in sala mentre l’attore uscisse in quel momento dallo schermo.

Il viaggio psicologico sulla televisione e sul cinema che in esso viene proiettato raggiunge così ogni casa. Nelle immagini in movimento in questo genere di visione è molto avvolgente fino quasi ad inghiottire la fantasia dello spettatore, e la sua capacità di immaginazione, provocando un senso di alienazione, di rapimento dalla realtà. Si può a ben diritto parlare dunque, di violenza delle immagini, e ciò ci riporta all’analisi compiuta da Jean Baudrillard e della sua dissertazione sul “delitto perfetto” sull’indissolubile binomio tra violenza e spettacolo e tra spettacolo e violenza. Dove la violenza può anche non essere quella delle armi, delle guerre, delle lotte fratricide e mafiose, o della violenza casalinga, sui minori, o filmica dei thriller e del genere horror. La violenza come si è ben visto nel film di Woddy Allen è anche variazione del reale attraverso la dolcezza, violenza è anche la rappresentazione dell’amore impossibile tra un attore che viene fuori dallo schermo con la spettatrice, quale proiezione di se.

“La nascita di una nazione” di David Wark Griffith

Il prodotto venduto, è la violenza stessa che l’immagine è capace di sprigionare, colpendo la nostra percezione, i nostri sensi, le nostre emozioni, le nostre credenze con una tale forza da farci quasi crollare. Ad esempio, ricordiamo il Film “La nascita di una nazione” di David Wark Griffith. Alla fine della proiezione pare che ci sia stato un aumento di uccisioni di uomini di colore ed un’escalation di violenza reale verso costoro. La proiezione di immagini violente quindi, predispone alla violenza. Ma forse, allo scopo di dimostrare come le immagini possano modificare il comportamento, o indurre semplicemente delle reazioni basti pensare al primo film proiettato nella storia: “The Lumiere Brothers’ – First films (1895)”. al minuto 4′ circa viene proiettato l’arrivo del treno alla stazione, gli spettatori, che videro per la prima volta al mondo le immagine in movimento, si alzarono dalla propria sedia, temendo il peggio, ovvero di essere investiti dallo stesso, materializzatosi sulla parete.

“Priming”

Ci sono studi e teorie come quelle note come “Priming” che tenderebbero a sedimentare nel comportamento dello spettatore, in modo inconsapevole, spinte emotive dello stesso segno. Effetti, che sembrerebbero azzerabili solo con la consapevolezza di tali fenomeni.

Avatar di Camerun

Una visione inglobante, avvolgente che rapisce il telespettatore. E che dire di Avatar di Camerun al quale è stato tolto anche la pausa tra il primo tempo ed il secondo per “mantenere rapito” lo spettatore in un tempo maggiore. E’ violenza? Quale potere ha oggi il cinema e la televisione con la visione tridimensionale? Che tende sempre più a simulare il reale? Ma il reale non è anche ciò che chiamiamo virtuale? O il virtuale non sarebbe realtà? E cosa sarà? Avrà mica ragione Jean Baudrillard quando parla di “simulacri” come di qualcosa che non è ne realtà ne immaginazione?

Lo spazio che mi è stato indicato, poche pagine per materia (una o due) per questa tesina di maturità mi pare, però, ben poca cosa, sono appena sufficienti per anticipare le tappe del mio viaggio. Eppure “sa da fare”, ma lei sa, caro lettore, quanto impegno ci vuole per entrare ‘nella materia’, nel fluido di un discorso ed infine ‘compiere il viaggio’, e durante, fermarsi, girarsi intorno, scoprire altre interconnessioni in un’analisi in modalità immersiva?

Studiare a fondo questo medium significa comprenderlo, conoscerlo e farlo proprio. E, come i pittori cubisti rappresentarlo, in ogni tappa, fin dalla sua nascita, dalla sua invenzione: analizzare da un lato il suo inventore, chi ne evolve l’idea, chi la sua tecnologia, chi i formati per la distribuzione, i canali, i mezzi, i device, dall’altro i produttori di contenuto, dei generi, dei format, dei documentari, dei live show, talk show, eccetera ed ancora i telespettatori, l’opinione pubblica, nonché i gerenti, gli autori, i direttori e politici che si mostrano in TV o che la ‘decidono’, i suoi finanziatori. Di questi argomenti va fatto un affondo, per cui punto tre capitoli per iniziare il discorso. Un abbozzo di discorso, sia mai che ora mi dilungassi oltre,  di questi parlerò di un soltato.

  • l’invenzione, la tecnologia, l’inventore, la concorrenza, il contesto socio economico, le preesistenze tecnologie, l’evoluzione dei medium coevi, il medium: dimensioni, pannello comandi, canali, antenna, sviluppo, canali di uso (etere, cavo, rete, internet, mobile, ecc), schermo, tubo catodico, lcd, plasma, cellulari, ipad, webtv, iptv, satellite
  • telespettatori, generi televisivi, attese, speranze, curiosità, la percezione, lo stupore iniziale, la curiosità dei contenuti, visione sociale, privata, collettiva, a pagamento, …
  • i produttori, regia, attori, operatori, formatori, esperti, tecnici, giornalisti, gerenti, politica, direzione, società, governo, monopolio.

Antonio Conte


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