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4 milioni di posti di lavoro, 4 milioni di rimborsati Imu, 4 milioni di farfalline, 4 milioni di foto con autografo di Balotelli, 16 milioni di cazzate pazzesche... e Grillo va al 14 per cento.

Creato il 08 febbraio 2013 da Massimoconsorti @massimoconsorti

4 milioni di posti di lavoro, 4 milioni di rimborsati Imu, 4 milioni di farfalline, 4 milioni di foto con autografo di Balotelli, 16 milioni di cazzate pazzesche... e Grillo va al 14 per cento.Ci risiamo, tale e quale al 1994. L'83 per cento degli italiani ritiene che le sparate di Berlusconi siano delle solenni cazzate. Poi, però, guardi i sondaggi e ti rendi conto che il Pdl va avanti di 1,2 punti in una manciata di ore. Ti chiedi: “Com'è possibile?” e ti rispondi che in Italia tutto è possibile. Nel 1994, dopo il pieno di voti, tutti si chiedevano chi diavolo avesse votato per Silvio. La gente si incontrava per strada e tutti si guardavano con sospetto: “Sei stato tu”, sembrava si chiedessero i passanti. Insomma, Berlusconi aveva vinto e nessuno lo aveva votato, una di quelle schizofrenie tipiche di un popolo alla continua ricerca di un leader unico e assoluto. In apparenza, sembra che gli italiani abbiamo elaborato il lutto del fascismo, ma non è vero. L'istituto della delega ancora impera, e darla a una sola persona, piuttosto che a un gruppo, tranquillizza l'elettore e placa la nostra sete di protagonismo per osmosi. Perfino la Chiesa, per bocca del presidentissimo della Cei, Angelo Bagnasco, dice che “gli italiani non si faranno abbindolare”. Ci piacerebbe sapere da che parte è stata (la Chiesa) in questi ultimi venti anni, perché altrimenti ci piglia veramente male. Tutti i maggiori istituti di sondaggio sottolineano la ripresa del Pdl. Indubbiamente la forbice fra il Centrodestra e il Centrosinistra è sempre più stretta, c'è chi dice che ci siano ancora 7 punti di distacco fra Piergigi e Silvio, chi arriva a 5 ma, quello che conta per la Porcellum, è avere anche un solo voto in più e il gioco dei premi di maggioranza è fatto. Interessante, in questo momento, la strategia di Silvio che ogni giorno da i numeri dell'avvicinamento al Pd da parte della sua allegra combriccola. Statene certi, l'ultimo giorno utile per rendere pubblici i sondaggi, annuncerà trionfante il sorpasso e, anche se non sarà vero, la sottile psicologia di chi è abituato a vendere pentole antiaderenti che al primo graffio butti nella differenziata, avrà avuto la meglio sul senso del reale che non appartiene a questo paese di contaballe. Monti cala. Pochi decimi di punto, ma la linea di tendenza è quella di un lento afflosciamento della compagine di Don Banky. Il fatto è che all'umanizzazione dell'immagine del Premier non crede nessuno. Hai voglia di farti fotografare con i cani quando tutti sanno che li prendi a calci sotto il tavolo. E altrettanto inutile è ricorrere ai nipotini, quando si sa che il Professore parlerà con loro solo il giorno della laurea. Ma ce lo vedete Mario Monti fare le boccacce ai bambini per farli ridere o chiamarli “pargoli di nonno adorati?” Suvvia, non scherziamo, e basta con i Babbi Natali che ogni anno regalano calcolatrici solari ai nipoti, che se poi le prendono a martellate mica ci si può sorprendere più di tanto. Sempre secondo i sondaggi, il pm Ingroia non raggiungerebbe il quorum del 4 per cento. È vero che lo danno al 4,1, ma l'impressione è che il Palermitano non abbia il fisico del ruolo per affrontare una competizione elettorale che vede impegnati fior di caimani. Lui ragiona in punta di diritto, gli altri con le bombe a mano in tasca e il bazooka a tracolla. Lotta impari. Cresce, invece, Beppe Grillo. La sua sembra una marcia inarrestabile, e lo sarà ancora di più dopo la presenza in tv prevista nell'ultima settimana di campagna elettorale. Finora Beppe non ha sbagliato una mossa. Perfino le sue uscite apparentemente più clamorose, come quella con i poundini, secondo noi è stata pianificata a tavolino. L'unico strumento che Grillo aveva (e ha) per far parlare del suo Movimento, è quello della provocazione, e più si alza la temperatura della campagna elettorale più le provocazioni devono essere estreme. I sondaggi lo danno al 14 per cento, terzo partito dell'arco parlamentare, un successo al di là di ogni più rosea previsione. Ed è un 14 per cento che punta più al 16 che non al 12, e che rischia di trasformare in una zeppa fastidiosissima ifive stars che entreranno in Parlamento. Manca, e non potrebbe essere altrimenti, la Sinistra, quella che i suoi fans più accaniti, definiscono “vera”. Manca Rifondazione, manca il PcdI, mancano insomma i protagonisti della lotta dura e pura e di un movimentismo operaista che si è perso fra le brume di un prezioso cashmire e mille salotti, non solo televisivi. Manca quella sinistra che, dopo essersi trasformata in un club radical-chic un po' retrò, continua a litigare su tutto, compresa la tonalità di rosso delle sue bandiere e del giallo della falce e del martello. Vecchia, obsoleta, prigioniera dei suoi dogmi, di questa sinistra, oggettivamente, non sapremmo che farcene, meglio che i suoi protagonisti (quelli che non si sono riciclati con Ingroia) stiano al caldo, nei loro salotti, a rimembrar Carletto Marx e a fischiettare, stonandola, l'Internazionale.

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