4 ottobre: “Cercare l’uno al di sopra del bene e del male”

Creato il 04 ottobre 2015 da Amalia Temperini @kealia81

E’ brutto quando certe volte ti accorgi che alcuni a te vicini non ti hanno amato quanto tu abbia fatto con loro. Non è spaventoso, neppure mostruoso, se tutto si svolgesse nella regolarità di un rifiuto senza un abuso psicologico. Quando certe persone incappano nella loro vita per problemi proiettati da altri, mentre tu hai solo il coraggio di dire come la pensi, rispetto a chi ha compiuto il danno sulla persona con la quale stai parlando, tu, protagonista empatica diventi vittima e carnefice di un meccanismo che ha disabituato (o non mai insegnato) ad amare. Per quel poco che ho capito in questi trentanni di vita, se c’è una cosa che va potenziata è proprio l’amore. La forza della compassione unita alla resistenza del proprio essere. Ci sono momenti bui per tutti, nessuno escluso. Questo non vuol dire segnare maledettamente l’esistenza altrui poiché impossibilitati a vivere la propria. Se uno è felice o si accontenta delle piccole cose, senza esibirle ma offrendole a disposizione come strumento, non ho capito per quale strano motivo debba essere invidiato o crocifisso. Davvero, non capisco il circuito mentale che porta a tutto questo. Per me esistono dei motivi, ogni passo della esistenza è generato da dei motivi, piccoli pensieri che vanno elaborati, pensati e meditati mettendosi in discussione. La coscienza per me ha un grande valore di onestà. Prima o poi parla, per tutti, soprattutto ai peggiori, quelli che cambiano maschera a seconda della convenienza. Ci sono persone che non capiranno questo messaggio perché rifiuteranno la logica con la quale lo sto scrivendo. Purtroppo solo i somiglianti capiranno e si sceglieranno, lo faranno per lesioni, per storie comuni, per esperienze similari, per altri cento motivi. Non per proiezione. Il danno principale è proprio quello di cadere nell’assorbimento di paranoie altrui e lasciarsi trasportare nel buio. La vita è luce. Spesso capita che ci si sente a disagio per azioni che si sta compiendo, come fossimo ancora ragazzini di quindici anni non capaci di relazionarsi al mondo per paura o per disagio. Quando si è adulti bisogna dirlo e affermarlo, dimostrare a se stessi che si possono compiere atti validi e forti, prima ancora che agli altri, nell’assumersi delle responsabilità. Ho sempre creduto nel potere della parola detta, scritta o parlata, non ha differenza se chi legge si immedesima in te per compassione. Attorno a noi purtroppo c’è una società che si trova in una condizione pessima di vissuto. Concentrata nella natura del narcisismo. In questo anno ho intrapreso, studiato a fondo queste dinamiche. Spesso ci limitiamo a definirli “stronzi”, tanto sono cattivi. Se imparassimo a chiamarli narcisisti, approfondendo il significato del termine, verrebbe fuori qualcosa di più chiaro. Un meccanismo psicologico che puo’ spezzare le vite degli altri se non si ha la forza di reagire. Lo scopo del narcisista è quello di rapinarti l’energia e farla sua. Assorbirla tanto da viverci, sopravvivere per camparci. Se vai via dalla loro vita per scelta, difesa, cioè sottrai l’acqua dal loro specchio, entrano in crisi d’astinenza e subito trovano un’altra vittima in sostituzione, vagano come dannati. Tu, invece, che ti senti sbagliata a prescindere perché hai difeso la vita con tutte le forze del mondo, diventi per loro la vittima prediletta di un gioco masochista che sfoga nella tirannia, spesso psicologica. Chi si muove giocando così, spesso è uno stratega noioso, abbastanza banale e lo si scopre dopo alcuni movimenti, se si è allenati ad avere a che fare con questi parassiti. Ne girano più di quanto potete immaginare. Il danno peggiore, la giostra altalenante, è invece oggi alimentata dal web. I rapporti umani sono a zero, basta fare un giro nelle piazze, oppure dietro l’angolo più stupido di un paesino, per vedere quanto il mondo moderno della tecnologia influisce sulle relazioni. Buona parte dei nostri discorsi importanti li svolgiamo sui social, sulle app. Quello che voglio dire è che si è perso il contatto con gli occhi, siamo arrivati alla desertificazione emotiva imposta da uno strumento che ci ha abituati al diverso, a un servizio, messi a disposizione del mutismo. Quando si esce fuori ci troviamo poi a vivere una condizione straniante, la realtà. E’ tutto poi sembra improvvisamente rarefatto, bello o brutto che sia, la condizione in cui si manifesta è qualcosa che ci appartiene, che conosciamo, ma che abbiamo – momentaneamente – sospeso e abbandonato a favore di questa solitudine di vissuto. Dovremmo ricominciare a spingerci fuori, ritrovare l’unico, tentare di elevarci a qualcosa di più ambizioso, che metta la nostra vita al centro, non in maniera esasperante o asfissiante, piuttosto renderci utili senza pensare al doppio fine, capire cioè come evitare di fregare l’altro per scampare da una situazione ciclica, che in fine dei conti ti porterà di nuovo allo stadio di partenza.
Nell’ultimo anno c’è stata una persona che si è permessa di dirmi che parlo per “messaggi promozionali” . Una impostura bella e buona, se ci rifletto su. Se anche fossero messaggi promozionali, sono i miei, puliti, dei quali non devo assolutamente vergognare, poiché io credo in quello che dico, e se mi esprimo per una volontà, in cui voglio rassicurare l’altro, lo faccio, lo faccio anche così, in modo semplice e diretto, senza linguaggi sofisticati perché a me non serve dimostrare che si è intellettualmente impegnati e fini per farmi accettare.
Lo voglio dire oggi, nel giorno di San Francesco, maestro che mi ha permesso di approfondire il suo credo di semplicità in occasione della tesi triennale. Persone, i francescani, che non mi hanno mai imposto la loro regola, la sopraffazione, mi hanno accettato anche nelle discussioni in cui ero in totale incongruenza di pensiero. Un grande esempio di rispetto e condivisione.
Stamattina il cielo è grigio sui monti, c’è aria fresca che entra dalla finestra della sala, su di me c’è il sole, mi sento molto concentrata.
Bisogna volersi bene nella vita, partendo da se stessi.


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