Trama: Nick Cassidy è un ex poliziotto accusato del furto di un gigantesco diamante. Evaso da un carcere federale, si trova al sul cornicione al ventunesimo piano del Roosevelt Hotel di New York, deciso a dimostrare la sua innocenza, o a buttarsi di sotto. Ma come spesso accade, nulla è come sembra...
Al cinema il thriller metropolitano è quasi sempre una garanzia.Quando poi si uniscono location particolari, come già successo con la cabina telefonica di "In linea con l'assassino" oppure l'autobus di "Speed" ad una trama intrigante, escono fuori piacevoli sorprese come questo "40 carati", opera che mantiene certamente di più di quello che pare promettere.
Il regista, il quasi esordiente Ager Leth (ex documentarista) punta tutto su Sam "Avatar" Worthington, perno della storia, in scena praticamente per tutta la durata del film.
E fa benissimo, perché Worthington se la cava alla grande, dimostrando, come già avvenuto per "il Debito" di funzionare decisamente meglio quando non colorato come un puffo di due metri. Ma anche il resto del cast è perfetto.
Elisabeth Banks detective esperta nella negoziazione di ostaggi e aspiranti suicidi, con una macchia che pesa sul suo curriculum, incaricata di capire veramente le intenzioni di Nick Cassidy senza possibilmente farlo saltare, è la coprotagonista di un serrato confronto.
Intorno a loro Jamie Bell e Genesis Rodriguez, bellissima con il dono della simpatia, sono una coppia di ladri ed il grandissimo Ed Harris un cattivissimo da manuale.
Insomma, un film che non entrerà nella storia del cinema ma che chi scrive si sente di consigliare caldamente per trascorrere una serata piacevole e senza impegno in sala, mantenendo comunque il cervello ben collegato.