43. Porte

Creato il 13 giugno 2011 da Fabry2010

da qui

E’ come guardare dall’aereo: da quest’altezza si distinguono ancora le macchine e le palme, le palazzine beige con le finestre chiuse e i portici-rifugio nella canicola del mezzogiorno. Sopra il deserto, le nuvole sono ovatta bianca piena di acqua ossigenata, pronta a curare le ferite. Ha bisogno di cure, Magdalenne, da quando i suoi occhi hanno incontrato quelli di Yehochoua, glielo dicono tutti, a cominciare dalla madre, hai bisogno di cure, Magdalenne, non ti concentri più, hai lo sguardo perso, Magdalenne. Si vede la distesa di roccia e sabbia fino al lago, sembra una pozza d’acqua lasciata dalla pioggia, dove fai schizzi e salti, dove hai voglia di giocare, Magdalenne, come quando eri bambina e non sapevi ancora d’essere così esageratamente bella, e gli uomini non ti guardavano come ti volessero spogliare, ma tu abbassavi gli occhi, il tuo cuore era un deserto pieno di chiazze chiare e scure, come quello che si vede da quassù, fino alla pozza d’acqua dove sei bambina, Magadelenne, smettila, lo vedi che ti sporchi tutta! no, erano gli altri che ti sporcavano e allungavano le mani, e tu diventavi come il Muro, impenetrabile, triste, cos’hai, Magdalenne, perché non ridi mai? Dalla ringhiera, il deserto sembra un cielo carico di nuvole, i monti sullo sfondo sono i cancelli di una casa, la casa di Dio? dove nessuno è stato, da cui nessuno è riuscito mai a tornare. Magdalenne! Era come se ti chiamassero per la prima volta. Chi sei? Le chiazze nel deserto si diradano, si vede la pozza, in fondo, il lago dagli occhi azzurri e insostenibili, sono Yehochoua. Da dove sei venuto? La sabbia e l’acqua s’incontrano, hai voglia di saltare, di fare mille schizzi, Magdalenne, lo vedi che ti sporchi!, no, quegli occhi non sono come gli altri, hanno la forza della roccia, la tenerezza dell’acqua appena increspata dalla brezza della sera, vengo da Nazaret, è tutto diverso, due macchie, in fondo, guarda, sembra neve! ha bisogno di cure, Magdalenne, hai lo sguardo perso, non sei più quella di prima, c’è un disegno strano, tra la sabbia e le pietre incandescenti, pare una casa, un cancello, la porta di Dio? dove nessuno è stato, da cui nessuno è tornato a raccontare.