45. Utopia

Creato il 28 ottobre 2011 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su ottobre 28, 2011

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Insomma, capite, mi davano del comunista. Come non sapessi che un’idea può avere conseguenze rovinose, come non immaginassi le fosse comuni, gli scheletri con le mani legate, accatastati gli uni sugli altri, vittime di eccidi invisibili, tranne che per coloro che ci andavano di mezzo.
Qualcuno afferma che ci sia una fonte originaria delle parole di Gesù, in cui si celerebbero aspetti che la dottrina ufficiale non ha mai trasmesso, per ignoranza o malizia: che la comunità delle origini fosse diversa da quello che poi sarebbe stata.
Lunghe file di persone davanti ai fucili dei soldati: magari hanno pensato di salvarsi, è tutto uno scherzo per ridurvi all’obbedienza e insegnarvi la lezione, oppure hanno sperato nella grazia, il messaggio dell’imperatore che concede graziosamente una libertà senza condizioni.
D’altra parte, chi ha scritto i vangeli? Non crederete che gli autori fossero gli apostoli? Si trattava di racconti che giravano di bocca in bocca e dopo un percorso accidentato erano stati fissati sulla carta da autori sconosciuti, sotto l’egida di alcuni dei discepoli più vicini all’insegnamento del maestro.
E’ come se il mondo, per andare avanti, dovesse imbottire i campi di cadaveri, come se il successo delle ideologie potesse sbocciare solo da un seme di violenza.
Come sapere, oggi, quale fosse la parola originaria, quali detti fossero da accogliere nella tradizione della Chiesa e quanti, invece, ne fossero banditi ingiustamente?
La storia divora i sepolti senza nome, al punto che ti chiedi se tu stesso, per fare carriera, aumentare il conto in banca, conquistare una fetta di potere, non stia per caso spargendo la tua parte di semente, non stia scavando la tomba al tuo nemico, all’amico, al famigliare.
Alcuni sono nudi: non potevano avvolgersi nel pudore naturale cui tutti hanno diritto; una dignità violata fino in fondo, merce esposta al mercato dell’odio e del disprezzo.
E’ strano che Gesù non abbia scritto, se non quando gli portarono davanti la donna colta in adulterio, come se l’unico segno possibile fosse quello degli umiliati e degli offesi, come se la Bibbia raccontasse storie che nessuno penserebbe di trasmettere.
I corpi si confondono con la vegetazione: sono edere, felci, crisantemi; puoi scorgervi il rosso dell’hibiscus, il rosa della begonia manicata, il viola della curcuma.
Ti sei accorto che i vangeli canonici narrano i detti e i fatti in modo differente? Probabilmente la parola di Gesù parla a ciascuno in maniera diversa e la verità sta nel Quinto Evangelio che ognuno scrive con la propria vita.
Un’esistenza umana può essere troncata con il gesto secco con cui si recide un gambo robusto di aspidistria o lo stelo da cui sboccia trionfalmente la gardenia immacolata.
Le idee passano di bocca in bocca, e ognuno aggiunge il suo colore, un tono inconfondibile, una musica che varia ogni volta che uno strumento nuovo la trasmette.
Non ti resta che gettare un fiore nella fossa comune, un’orma di bellezza che contagi l’orizzonte cupo del futuro, trasformi le stragi in ritrovi traboccanti di allegria, le camere a gas in una serra gremita di profumi.
Che cos’è, oggi, la Chiesa? Rispecchia il volto del Cristo che non scrisse nulla, se non una lettera di liberazione per la vittima sacrificale della violenza infame?
E dove sono finite l’uguaglianza e l’armonia del comunismo?
C’è una donna che chiede l’elemosina, davanti a una porta sigillata.
Dove va a finire ciò a cui continuiamo a dare il nome di utopia?


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