47 morto che parla

Creato il 23 febbraio 2014 da Cicciotopo1972 @tincazzi

La prigione è stata violata dal governatore. Fumo, fuoco e una masnada di mangiacarne che girano in cerca di prede. E’ tutto finito. O forse no. I nostri eroi si sono salvati, altrimenti non avremmo più potuto avere puntate e nuove stagioni. Se però sostituiamo la fortunata serie televisiva con i cadaveri ambulanti della Fnsi e dell’ordine dei giornalisti la situazione è ribaltata. Ho scritto già post sulla marcescente situazione del giornalismo italiano.

Una serie di scale virtuali che stanno portando il giornalismo e noi giornalisti sempre più in basso, sempre più vicino all’inferno. Che poi, se fosse l’inferno raccontato da Palahniuk non sarebbe neanche tanto male. Persone interessanti con cui parlare: Hitler, Gandhi, Napoleone, Jimi Hendrix , Gengis Khan etc. Invece noi abbiamo a che fare con un gruppo di mummie incartapecorite che continuano a difendere il loro orto coltivato a stronzi.

Il Sole24Ore sta prepensionando 38/40 persone (firme storiche, di peso, una delle quali è quella di Ugo Tramballi).

Rcs ha chiuso, accorpato o starebbe chiudendo 24 riviste su 30, ceduto la propria sede storica di via Solferino e avrebbe esuberi per circa centinaia di unità in Italia (200 dei quali giornalisti).

Emblematico è anche il caso di ‘Oggi, testata superstite e in attivo del gruppo Rcs e della Gazzetta dello Sport, che il gruppo vorrebbe trasformare in una sorta di lupanare per le scommesse online (qui la protesta dei colleghi  #NoGazzaBet )

TeleNorba, la prima televisione privata locale in Italia per numero di ascoltatori si prepara a tagliare 74 posti di lavoro.

Le agenzie di stampa come la AdnKronos alle prese con  il licenziamento collettivo (al momento in standby) di 20 giornalisti e 3 poligrafici, con ricorso alla legge 223/91,  Procedura giudicata illegittima, ritorsiva e fuori da ogni regola che disciplina qualsiasi rapporto di lavoro.

Possiamo continuare all’infinito. Se vi capita di passare nella sede di Stampa Romana (il sindacato regionale del Lazio) potreste confondervi e pensare di essere in una sorta di sala d’attesa purgatoriale, dove si raccolgono le confessioni  e si condividono le sorti di decine e decine (ma direi centinaia senza esagerare) di colleghi rimasti per strada. Dai nazionali fino ai quotidiani locali come la Provincia.

Publikompass sta licenziando 170 dei suoi dipendenti ( ben oltre il 70% della forza lavoro totale).

Un massacro. E in tutto questo non abbiamo parlato dei collaboratori e di tutti coloro che non hanno garanzie contrattuali o ammortizzatori sociali.

La Fnsi non ne parla, presa com’è a difendere, insieme alle mummie dell’Odg, il loro orticello dei garantiti.

I Cdr (Comitati di redazione) in molti casi se ne fottono intenti come pellerossa accerchiati dalle giubbe blu a difendere il fortino. In questo ultimo anno decine di colleghi (me compreso) hanno visto ridurre progressivamente le collaborazioni con le proprie testate storiche di riferimento. In molti casi queste collaborazioni sono evaporate nel nulla. Come se non si esistesse più. Anni persi a diventare punti di riferimento, di fiducia, a lavorare sempre, festività, sabati e domeniche comprese.

Anni bruciati nel giro di una settimana.

Leggo ancora qua e là di nuovi arrivati che sgomitano per pubblicare i loro pezzi a pochi euro. Che pensano di farsi un nome perché collaborano  con qualche radio o testata, che sperano di arrivare ad avere una assunzione, prima o poi. Scordatevelo. Informatevi sullo stato dell’arte, prima di tutto. Prima di buttare anni in situazioni di precariato dalle quali uno su mille riesce a uscirne.

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