48. E’ ancora possibile

Creato il 01 novembre 2010 da Fabry2010

da qui

- Come si chiama?
- Andreas.
- Secondo lei è ancora possibile scrivere un romanzo?
- Ha presente una coppia di anziani che sorseggia un tè?
- La posso immaginare.
- Me li descriva.
- Lui ha una fronte spaziosa incorniciata da capelli bianchi tirati indietro; lei un volto delicato e un cappellino scuro da cui escono ciocche ribelli di capelli brizzolati.
- Continui.
- Portano alle labbra il cucchiaino in un movimento ritmico alternato: sembra che suonino uno strumento sconosciuto.
- Che musica ne esce?
- Una voce di donna, struggente e romantica, che li trascina irresistibilmente.
Andreas sta fissando Maria con le sopracciglia alzate: il suo sguardo è intonato alla musica, esaltato dall’alcol non smaltito, una nebbia da cui tutto può emergere, da un istante all’altro. Maria è ipnotizzata, non sa se inseguire l’immagine della coppia anziana o perdersi negli occhi di lui che sembrano promettergli un mondo sconosciuto. Andreas aggrotta le ciglia: forse un pensiero improvviso gli è passato per la mente, ma neanche lui sa di che si tratti.
- Cos’ha? Perché fa quella faccia?
Comincia a scendere la pioggia; la notte è un buco nero ferito da luci gialle intermittenti: le stelle, i fari delle macchine che sfrecciano sul ponte, i fantasmi che appaiono nell’anima nei momenti di abbandono. Andreas ha chinato il capo, come se un peso insostenibile gli impedisse di tenerlo eretto. Ecco, ora lo rialza: guarda la pioggia che si rovescia su di loro come una foresta d’aghi, un albero di natale pieno di pendenti argentei che posano lacrime di ghiaccio sulle guance. Gli occhi di Andreas fissano di nuovo quelli di Maria: uno sguardo triste e dolce nello stesso tempo; la donna vi legge lo spartito di un canto seducente, una voce di donna che modula parole incomprensibili. Andreas è vicino, la pioggia sembra spingerli l’uno verso l’altro, come se il mondo fosse tutto nel metro quadrato sotto il ponte di mattoni bianchi a cavallo della Senna. I vecchi sono immobili, i cucchiaini fermi, l’universo è in attesa di qualcosa che sta per accadere: due mani si cercano, si toccano, due occhi pieni di lacrime si sgranano per lo stesso desiderio, l’orologio del cuore segna l’ora fatale in cui le labbra sono quasi costrette ad accostarsi, a cercare un contatto fuggito troppo a lungo; le lacrime, ora, sono della stessa materia della pioggia, non c’è distanza fra l’acqua e il cemento, il cielo e la terra, l’inferno e il paradiso; un fumo bianco esce in corrispondenza della curva che la banchina traccia dopo il ponte, ingoiata dalla nebbia.
- Sì, è ancora possibile. E’ l’ultimo pensiero di Maria.



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