49. L’integrazione

Creato il 23 gennaio 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su gennaio 23, 2012

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E’ come si conoscessero da sempre. Parlano fitto, con gesti ampi delle mani. Che ne pensi, Gilda? Ti porteranno via il tuo Giorgio? E’ per questo che, dopo l’amnesia di qualche giorno, ti ricordi di Arturo? Dove sarà? E’ un po’ che non lo vedi in giro. Che sia partito? Non si sarà offeso perché non l’hai cercato? Loro parlano, parlano. Ti avvicini, per provare a rubare qualche frase. Ecco, da qui si sente tutto.
- Ne sei convinto?
- Sì, bisogna uscire, ascoltare la gente. Il romanzo nasce dall’impatto con la vita e qui ce n’è tanta, ti assicuro. La gente si ferma e comincia a discorrere del tempo, della crisi economica, magari ti chiede se hai una sigaretta. E’ così che nascono le storie. Registri tutto, depositi nell’anima i volti, le vicende che crescono, s’intrecciano, formano miscele nuove di colori, diventano una trama che ormai è tua, coinvolge la tua vita e non sapresti come uscirne. Ho cominciato da piccolo a guardare, ad ascoltare; mentre gli altri giocavano, io li osservavo di nascosto, collegavo i gesti e le parole, ne facevo trecce di emozioni, lacrime e sorrisi, dolori che prendevano allo stomaco; poi, tornando a casa, diventavano parole che riempivano pagine e pagine senza che potessi più fermarle. A un tratto ti dimentichi di te, sei quell’uomo, quella donna, stai bussando alla porta, inseguendo le luci, fuggendo con il fiato corto dalla polizia. Le storie hanno un potere da cui non riesci a liberarti: leggi le prime righe e sei fottuto, ormai devi sapere come andrà a finire. Per questo ho deciso di scrivere e non fare mai altro nella vita: nulla ha questa forza; dall’inizio del mondo si dipana un racconto cui possiamo dare il nostro contributo, metterci il cuore, dirigere gli eventi che prendono un corso o l’altro a seconda delle frasi che si fanno largo sulla pagina.
- La penso come te. Per questo ti ho cercato. C’è un uomo che credeva nei libri, prima di vedere il marcio che c’è dietro: gli interessi, il mercato che decide tutto, lo scambio di favori. Dobbiamo ridargli una speranza. E’ il maggiore editore nazionale. Se lui ritrova il filo, il paese avrà di nuovo un ideale. I libri possono cambiarci, e con noi cambiare il mondo.
Che ne pensi, Gilda? Non saranno esaltati? Sei disposta a lanciarti in un affare fumoso come questo? E se Giorgio si montasse la testa? Resterebbe Arturo: ma dov’è? Dovresti cercarlo? Chiedere se qualcuno dei vicini sia al corrente di qualcosa? Salutali, lasciali inseguire le utopie, hai altro da fare: formarti una famiglia, trovare un punto consistente nel caos che ti circonda; pensaci, prima di cacciarti in questa storia.
- Ci sto. Un romanzo ce l’ho già.
- Lo so.
- Vuoi leggerlo?
- Lo conosco, Giorgio.
- Mi arrendo. Dici che va bene?
- Ha bisogno di un’integrazione. Qualcosa di forte.
- Droga?
- Basterebbe una banda di rapinatori.


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