Emad Burnat vive a Bil'in, in Palestina. Il piccolo villaggio si trova nel cuore del West Bank, a pochi chilometri ad Ovest di Ramallah. In occasione della nascita del quarto figlio, Gibreel, nel 2005 acquista la sua prima videocamera. Un'occasione per raccontare e conservare i ricordi della sua famiglia, ma anche per testimoniare i cambiamenti irreversibili che avvengono nella sua terra. Le immagini delle ruspe che scavano la terra e sradicano gli ulivi, iniziano a invadere prepotentemente le riprese di Emad. Sono i giorni che precedono la costruzione del muro. Nel Gennaio del 2005 a Bil'in si costituisce il comitato popolare di resistenza, impegnato in manifestazioni non violente per denunciare l'illegalità dell'azione israeliana nell'esproprio delle terre attraverso l'insediamento delle colonie. Emad diventa il reporter non ufficiale delle manifestazioni, in prima linea assieme ai suoi amici Adeeb e Bassem. Bil'in si trasforma nel villaggio simbolo della resistenza, della lotta impari contro l'ingiustizia. Puntualmente i manifestanti vengono caricati dai militari, i gas lacrimogeni vengono sparati ad altezza uomo, ed è proprio per l'esplosione di uno di essi che la prima telecamera di Emad viene distrutta, nell'autunno del 2005. Nei cinque anni successivi si susseguiranno manifestazioni sempre più partecipate, con il coinvolgimento di attivisti provenienti da tutto il mondo. La costruzione di un avamposto palestinese nei territori confiscati diventerà uno dei momenti più importanti nel corso delle lotte. Un simbolo, ma anche un luogo dove organizzare i passi successivi e analizzare le azioni legali da sostenere. Emad segue la crescita del piccolo Gibreel. Tra le prime parole del bambino compaiono immediatamente "muro" ed "esercito", specchio di una quotidianità inquinata dalla guerra e di un'infanzia brutalmente negata.
La telecamera sarà l'arma di Emad, uno scudo protettivo dove rifugiarsi, pur trovandosi costantemente faccia a faccia con la morte. La seconda telecamera finisce le sue riprese nella primavera del 2007, pochi mesi prima che la Corte Suprema israeliana dichiari che il tracciato attorno a Bil'in dev'essere modificato per permettere il recupero di almeno il 50% delle terre confiscate nel 2004. Emad vive in prima persona l'escalation di violenza perpetrata dall'esercito, che lo preleva da casa sua in piena notte con un mandato d'arresto. La resistenza diventa sempre più difficile anche per gli altri abitanti di Bil'in. Il 2008 è l'anno dell'operazione Piombo Fuso, un anno di rappresaglie feroci dove la conta delle vittime si fa sempre più alta. Emad viene gravemente ferito durante una manifestazione e subisce un intervento delicatissimo che lo tratterrà a letto per diverso tempo. L'ultima telecamera viene distrutta nella primavera del 2010.
Vincitore del premio della critica al Sundance Festival e nominato agli Oscar come miglior documentario, 5 Broken Cameras rappresenta senza retorica la vita del piccolo villaggio di Bil'in e dei suoi abitanti, una storia piena di cicatrici che non riescono a rimarginarsi.
Alessio MacFlynn