Oggi mi sono accorto di indossare: una polo prodotta in Bangladesh, un paio di jeans prodotti in Indonesia, un paio di mutande prodotte in Cina, un paio di scarpe prodotte in Cambogia. Sui calzini non ho rintracciato alcun segno di provenienza geografica.
La mia scrittura, italiana, è l’unica cosa che mi resta indosso di questo paese.
Ecco, pensavo che il nostro errore, per molto tempo, è stato quello di immaginare i prodotti provenienti dal lontano Oriente come qualcosa che raggiungeva l’Impero da una delle sue periferie estreme. Ci accorgiamo, forse, che la periferia di questo Impero siamo noi.