Anche se l’invasione dei propri territori è fatta per proteggerci, ci danneggia spesso inconsapevolmente nella ricerca o nella difesa della nostra stessa identità, che è un bisogno fondamentale dell’esistenza. Davanti ad un’invasione di territorio che diventa minacciosa per la propria identità non resta allora a volte altro da fare che proteggersi come facevano un tempo i castelli medioevali, alzando cioè il ponte levatoio e interrompendo la comunicazione con l’esterno. Fra i ponti levatoi che si possono alzare più frequentemente ci può essere quello del rifiutare il cibo oppure quello di tagliare la comunicazione, non parlando più, rifiutando quindi uno dei primi e più importanti legami non fisici che abbiamo avuto col mondo, la parola.
“La convinzione che l’anoressica nutre solitamente, e che esprime con fermezza, è quella di non aver bisogno di nulla, sul piano fisico. Né di nutrirsi, né di curarsi, né di riposare. Tranne una: quella di muoversi. È questa una delle caratteristiche dell’anoressia mentale. Le passeggiate e le escursioni estenuanti, lo sport praticato fino ai limiti della propria resistenza, le attività fisiche più frenetiche, sembrano affascinare la fanciulla. Si ha l’impressione che non riesca a stare ferma. Fatto che può essere la conseguenza del desiderio esasperato di dimagrire, incessantemente e con ogni mezzo.” M.Bernardi
I SUSSURRI DI SIGNORA ASTROLOGIA QUANDO MARTE INCONTRA VENERE…proponendo un INCONTRO OMOEPATICO CON L’EMOTIVITA’
Con Venere-Marte occorre imparare ad amare differenziandosi e separandosi dall'altro, e vivendo appieno la tensione e il desiderio che ci spinge all'unione. È un sottile gioco di avvicinamento-allontanamento che culminerà in una sorta di equilibrio tra i due opposti. In ‘Emotion’ J. Hillman affrontando ‘ il cavallo nero e indocile del mito di Fedro, violento e tuttavia aggiogato alla biga in cui sediamo e che cerchiamo di controllare’ affronta il problema delle emozioni e il loro valore. Scrive Hillman che “alcuni padri della chiesa suggerirono di governare il cavallo indocile, mentre fanatici di varie sette hanno proposto chi il suo totale annichilimento attraverso la disciplina, chi l’entusiastica perdita d’identità nella fusione con l’animale dell’esperienza orgiastica dionisiaca. In tempi più recenti sono stati prospettati i metodi dell’abreazione, dell’acting out o terapie meccaniche e chimiche. Noi abbiamo respinto tutte queste proposte in favore della nozione di sviluppo, inteso però non come progressiva ascesa per sfuggire alla bestia oscura e neppure come abbandono delle redini in cambio della frusta (….) Platone stesso, del resto, ci offre un’altra immagine: Le briglie ci legano al cavallo e lo legano a noi. Questa è esistenza emotiva: dirigere ed essere diretti, la vera immagine dell’homo patiens.