Rimasterizzati oppure rifatti da capo, ma migliorati per l'occasione
La via del gioco rimasterizzato ormai sembra una delle più facili da percorrere: la carenza di idee porta le software house a riprendere i giochi del passato per proporli alle nuove generazioni sulle console più recenti. Massima resa, minima spesa, direbbe qualcuno, e a volte sembra una barzelletta: edizioni rimasterizzate di giochi usciti da pochissimi anni, magari a cavallo tra le ultime due generazioni di console. È bieco business, ovviamente, ma non tutto il male viene per nuocere. La manovra commerciale dei remastered spesso permette davvero di goderci giochi magari introvabili, che altrimenti finirebbero dimenticati in questo frenetico susseguirsi di processori e console. Poi ci sono i remake. Quelli sono diventati più rari, e non sempre centrano il bersaglio. A volte sono poco fedeli, a volte lo sono fin troppo: trovare l'equilibrio giusto tra rinnovamento e nostalgia non è facile, e pochi sviluppatori ci sono riusciti veramente. Noi abbiamo provato a immaginare cosa succederebbe se cinque jRPG che hanno fatto la storia passassero attraverso la macchina della rimasterizzazione o del remake vero e proprio. Il genere dei giochi di ruolo giapponesi è uno di quelli che subisce maggiormente gli effetti dello scorrere del tempo; è un genere ambizioso, che invecchia facilmente e che dipende molto dalla tecnologia anche soltanto quando vuole raccontare una storia senza puntare troppo sulla grafica. Abbiamo scelto cinque giochi che, secondo noi, meriterebbero davvero di tornare sugli scaffali, in versione riveduta e corretta, sia per i nuovi giocatori che non li hanno mai provati, sia per quelli vecchi che li hanno amati e che vorrebbero rigiocarli senza i difetti che li avevano allontanati dalla perfezione, se non nei loro ricordi più preziosi.
Xenosaga
La nostra prima scelta è tremendamente scontata, è vero, ma la questione è più complessa di quanto non sembri. La trilogia sviluppata da Monolith Soft e prodotta da Namco tra il 2002 e il 2006 per PlayStation 2, è stata il secondo, grande progetto di Tetsuya Takahashi, lo sceneggiatore di Xenogears - e del più recente Xenoblade - che all'epoca cercava disperatamente di raccontare una storia, senza riuscirci mai completamente. Oggi Monolith Soft appartiene a Nintendo, e sulla trilogia di Xenosaga (che avrebbe dovuto essere una tetralogia, oltretutto) sembrerebbe calato il sipario.
Oppure no? Xenosaga, in fondo, era cominciata come una specie di "reimagining" del grande disegno di Xenogears, e si vocifera che Xenoblade Chronicles X, il nuovo jRPG per Wii U, appartenga allo stesso mosaico. Qualche tempo fa, il producer Katsuhiro Harada stesso ha proposto su Twitter una petizione per chiedere la pubblicazione di una collezione in alta definizione su PlayStation Network, ma le firme raccolte sono ancora pochissime rispetto a quelle che Namco pretende per prendere in considerazione l'eventualità. Senza contare che un mero porting in HD non renderebbe giustizia alla visione di Takahashi. Tanto per cominciare, bisognerebbe garantire l'epilogo anche agli europei: sul nostro territorio infatti, fu pubblicato soltanto il secondo episodio della trilogia, comprensivo di un disco con le sequenze cinematiche del prequel montate a mo' di film. Il terzo episodio non arrivò mai. La suddetta compilation, insomma, dovrebbe comprendere tutti e tre gli episodi, possibilmente sottotitolati in italiano per i non anglofoni. Non solo. Dei tre Xenosaga, Episode III è sicuramente il migliore - oltre ad essere uno dei jRPG più belli nella storia del medium - mentre il primo e, soprattutto, il secondo capitolo hanno non pochi difetti sia nel ritmo della narrazione, sia nel gameplay. Bisognerebbe anche modificare pesantemente la cosmesi dei primi due episodi, allineandoli al terzo: in cerca del character design perfetto, il team di Monolith Soft aveva cambiato drasticamente approccio da un capitolo all'altro, proponendo uno stile fin troppo nipponico nel primo, eccessivamente realistico nel secondo e solo nel terzo una perfetta via di mezzo. Insomma, vorremmo rigiocare Xenosaga Episode I ed Episode II con la grafica del terzo capitolo, e magari anche con lo stesso sistema di combattimento, visto che quello di Episode II era tremendamente complicato e quello di Episode I spettacolare ma lentissimo, mentre quello di Episode III prendeva il meglio dei due scendendo a un ottimo compromesso. A proposito del terzo episodio, vorremmo anche poter giocare certi eventi della storia, piuttosto che dover consultare l'enciclopedia integrata perché Namco aveva tagliato i fondi allo sviluppatore: vorremmo scoprire di più sui Testament e su tutti quegli aspetti della trama cui Takahashi aveva dovuto rinunciare quando aveva passato il testimone allo sceneggiatore Norihiko Yonesaka. Come avrete capito, insomma, da una compilation dei tre Xenosaga ci aspettiamo qualcosa di più vicino a un remake che a un remastered: la grafica di nuova generazione non ci serve, ma i ritocchi da apportare ai primi due episodi per avvicinarli qualitativamente allo splendido epilogo sono decisamente complessi, come vi avevamo anticipato. Il risultato, in compenso, sarebbe il miglior jRPG di tutti i tempi. Ovvio che resterà soltanto un sogno.
Final Fantasy XII
Voi vi aspettavate Final Fantasy VII, e noi rilanciamo col dodicesimo capitolo. Abbiamo delle ottime ragioni che giustificano questa scelta. Tanto per cominciare, ci siamo stufati di pregare per un remake di Final Fantasy VII. No, davvero, da quanti anni si parla di questo famigerato progetto? Square Enix è la campionessa indiscussa delle scelte sbagliate, figuriamoci se ha capito che realizzando un remake di Final Fantasy VII potrebbe vivere di rendita fino al 2050. Perciò via il vecchio, avanti il nuovo (si fa per dire). Una versione rimasterizzata di Final Fantasy XII invece, sarebbe molto più facile da convertire su PlayStation 3 o PlayStation 4, e in fondo un'operazione molto simile è stata fatta da pochissimo con Final Fantasy Type-0, che per giunta era un titolo PSP.
Un'altra ragione che ci fa propendere per questa scelta è la natura un po' sfigata di Final Fantasy XII, un gioco che hanno apprezzato in pochi, soprattutto tra i fan della saga. Troppo diverso dai precedenti, sia nella trama che nel gameplay, l'ultimo Final Fantasy a uscire su PlayStation 2 è stato anche uno dei più coinvolgenti e impeccabili sul versante artistico. Peccato che Yasumi Matsuno, il director che aveva anche concepito il mondo di Ivalice con Final Fantasy Tactics, abbia dovuto cedere il timone per ragioni di salute, comportando un cambio al vertice che ha inciso negativamente su una trama che, in effetti, verso la fine fa un po' acqua da tutte le parti. Certo, non sarebbe facile rimaneggiare quella parte del gioco, ma sul versante del gameplay, dei dungeon e delle meccaniche, Final Fantasy XII non è invecchiato di un sol giorno, e andrebbe benissimo così com'è. Ovviamente, la versione da rimasterizzare sarebbe la International Zodiac Job System, ovvero l'edizione speciale del gioco che includeva una valanga di migliorie, tra le quali spiccavano i sistemi di potenziamento alternativi, il New Game +, varie sidequest aggiuntive e persino la possibilità di "velocizzare" il gioco tenendo premuto un tasto. Sul versante tecnico poi, Final Fantasy XII era un titolo ineccepibile, uscito all'apice della seconda console Sony, cui basterebbe un upgrade come quello del già citato Final Fantasy Type-0 per spaccare la concorrenza in due. Benché sia ancora abbastanza facile da recuperare, sul dodicesimo Final Fantasy si glissa davvero un po' troppo spesso, e la sua natura tanto particolare non ha suscitato quell'unanimità di consensi necessaria a consacrare i jRPG. Sarebbe un'ottima occasione, per Square Enix, di riportare in auge la sua serie più famosa, dato che Final Fantasy XV è ancora parecchio in divenire.
Tales of Destiny
Di Tales, ormai, Bandai Namco ne sforna uno all'anno, ma se è vero che la compagnia finalmente ha preso in seria considerazione il mercato occidentale - compreso quello europeo - è anche vero il fatto che alcuni Tales ce li siamo persi per sempre. Il caso di Tales of Destiny poi, è particolarmente emblematico. Non è certo il migliore della lunga saga (quello è un posto che riserviamo a Tales of the Abyss) ma forse è uno degli episodi più rappresentativi. Ironicamente, il gioco uscì anche in America nel 1997, ma prima il sequel e poi il remake, entrambi per PlayStation 2, non uscirono mai dai confini del Sol Levante. L'anno scorso, Bandai Namco ha proposto su PlayStation 3 una compilation che includeva i due capitoli rimasterizzati della bilogia di Tales of Symphonia.
Se è vero che il primo dei due era già uscito in italiano all'epoca del GameCube, bisogna dire che la versione rimasterizzata era quella per PlayStation 2 che era rimasta confinata in Giappone per anni, dunque era stato svolto un discreto lavoro di localizzazione sulle parti aggiuntive. Su PlayStation 3 poi, appena un anno prima, era uscito anche Tales of Graces f, mezzo remake e mezzo porting dell'omonimo capitolo per Wii. E pochi mesi fa è uscito per PlayStation Vita anche Tales of Hearts R, vero e proprio remake dell'omonimo capitolo uscito su Nintendo DS. In altre parole, Bandai Namco ha sia i mezzi sia le risorse per lavorare, oggi, alla localizzazione parziale e alla rimasterizzazione completa di un vecchio Tales. E credeteci, Tales of Destiny 2 lo meriterebbe davvero. Noi vorremmo una bella compilation che includa la versione Director's Cut del remake di Tales of Destiny del 2008 e il Tales of Destiny 2 del 2003. Certo, graficamente non ci aspettiamo un revamp completamente poligonale, visto che i due giochi erano perlopiù in due dimensioni con sporadici effetti tridimensionali nella mappa del mondo e nelle città, ma una bella grafica bidimensionale in alta risoluzione ci piacerebbe moltissimo, e non bisognerebbe rimaneggiarli troppo. Il massimo sarebbe l'aggiunta di qualche sequenza a cartoni animati (firmate da Production I.G., naturalmente) e la rimasterizzazione delle vecchie, come successo per Tales of Symphonia Chronicles. Bandai Namco potrebbe chiamare questa compilation Tales of Destiny Chronicles, in soluzione di continuità, e schiaffarla nei negozi a prezzo budget sia per PlayStation 3 che per PlayStation 4. Sarebbe bellissimo, ma poi ne venderebbe pochissime copie e sarebbe costretta a chiudere i battenti nel nostro territorio, privandoci di tutti i futuri Tales dopo Zestiria.
Dragon Quest: La Sposa del Destino
Al destino non manca il senso dell'ironia. Il franchise in questione, originariamente firmato Enix, è sostanzialmente la pietra angolare dei Japanese Role Playing Game, e persino Square si ispirò ai primi Dragon Quest nello sviluppo del primissimo Final Fantasy. Oggi la serie si è un po' persa per strada, tra spin-off ed esperimenti strambi: gli ultimi due Dragon Quest sono, rispettivamente, un MMORPG per Wii e un action-game in stile musou per PlayStation 4.
L'ultimo grande esponente della serie è stato Le Sentinelle del Cielo per Nintendo DS e già quello era un episodio assai diverso dal precedente, quel Dragon Quest (l'ottavo, anche se in Europa il titolo mancava di suffisso) che sbalordì i possessori di PlayStation 2 grazie a un gameplay tradizionale ma curatissimo e, soprattutto, all'incredibile realizzazione grafica dei ragazzi di Level-5. I primi capitoli sono stati via via riproposti su Nintendo DS sotto forma di piccoli remake, poi usciti anche sui sistemi mobile, ma noi di Dragon Quest vorremmo vedere un remake vero e proprio. Il capitolo che vorremmo rigiocare, nello specifico, è il quinto: La Sposa del Destino. In molti lo considerano il capolavoro della serie, specialmente sul fronte narrativo. I Dragon Quest non hanno mai avuto trame cervellotiche o particolarmente profonde, ma La Sposa del Destino giocava la carta delle genealogie, mettendo il giocatore nei panni di un eroe, poi di suo figlio e poi dei suoi nipoti, costellando la narrazione di piccoli dettagli che cambiavano il futuro di questa coraggiosa famiglia tra tragedie e colpi di scena. Per il remake de La Sposa del Destino poi, vorremmo il motore grafico di Ni no Kuni, uno degli ultimi titoli firmati Level-5 che, su PlayStation 3, era praticamente indistinguibile da un cartone animato in movimento. Il remake girerebbe benissimo sulla terza console Sony, ma anche sulla quarta, ma bisognerebbe ritoccare un po' il gameplay: i Dragon Quest sono jRPG a turni all'antica, e dato che sarebbe sbagliato snaturarne l'identità, ci piacerebbe semplicemente che Square Enix ne ammorbidisse un po' le dinamiche, magari riducendo il grind ed eliminando gli scontri casuali. Durante i combattimenti poi, ci piacerebbe la soluzione adottata ne Le Sentinelle del Cielo, coi personaggi che effettivamente si vedono durante lo scontro e che cambiano visivamente l'equipaggiamento. A proposito de Le Sentinelle del Cielo, sarebbe una gran bella pensata includere in questo remake anche l'imponente sistema di crafting e il geniale meccanismo delle mappe del tesoro e dei dungeon procedurali. Alla faccia dei musou e degli MMO, sarebbe il Dragon Quest perfetto.
Dragon Quest V: Hand of the Heavenly Bride filmato #3
Suikoden III
Chiudiamo la nostra lista dei desideri con quello che, purtroppo, resterà per sempre un sogno nel cassetto. Konami ultimamente ha dimostrato di essere nelle mani di vere e proprie teste di cavolo, "congedando" un tizio qualunque come Hideo Kojima e lasciandosi sfuggire talenti come quello di Koji Igarashi, il papà dei metroidvania che - alla faccia loro - ha incassato milioni di dollari nell'arco di pochi giorni con una campagna su Kickstarter. Il fatto, quindi, che Konami abbia abbandonato il franchise di Suikoden, dichiarando di non essere più interessata a sviluppare nuovi episodi, non dovrebbe stupire nessuno.
A parte i fan dei jRPG, ovviamente, che in Suikoden hanno sempre trovato un punto di riferimento anche con gli episodi più deboli e che hanno pianto lacrime amare alla triste notizia della sua fine. La ricerca delle 108 Stelle del Destino, il mondo immenso e sfaccettato, i tantissimi personaggi finemente caratterizzati, le spettacolari battaglie campali, le musiche coinvolgenti... tutti elementi che in ogni episodio non possono mancare, e che nel terzo capitolo per PlayStation 2 erano particolarmente rappresentati grazie all'ingegnoso sistema che permetteva di scegliere un protagonista tra tre diversi e seguire una storyline differente fino al loro incontro a metà gioco. In un'eventuale quanto improbabile versione rimasterizzata - o in un remake, ancora meglio - vorremmo, prima di tutto, uno snellimento dei dialoghi, che nell'originale erano un po' troppo prolissi, e dei menu, nei quali ci si perdeva letteralmente, specie quando bisognava organizzare i personaggi che, a un certo punto, diventavano decine e decine. Il revamp grafico non dovrebbe interessare soltanto la risoluzione, ma anche l'effettistica un po' datata e la velocità delle animazioni, eccessivamente lente soprattutto in combattimento. Se lo sviluppatore riuscisse poi a implementare le soluzioni congegnate per Suikoden V e Suikoden II, i migliori della serie per quanto riguardava il sistema di combattimento, le formazioni e l'impiego della magia runica, Suikoden III su quel versante rasenterebbe l'apoteosi della serie. Certo, sappiamo tutti che il vertice della saga è stato raggiunto con l'indimenticabile secondo episodio, e molti di voi si staranno chiedendo come mai non abbiamo scelto proprio quello. Il motivo è semplice: Suikoden II si scarica facilmente dal PSN e lo si gioca su PlayStation 3, PlayStation Vita o PSP nel giro di pochi minuti. Inoltre, Suikoden II è sacro e intoccabile. Non si tocca, non si rimasterizza e non lo si rifà da zero. Ricordate cosa dicevamo in apertura: trovare l'equilibrio non è facile. Perciò giù le zampe dal tuo più grande capolavoro, Konami, che ultimamente hai già fatto abbastanza danni!