Cinque motivi per vedere Michelangelo Pistoletto a Milano presso lo Studio Guastalla.
Il mio desiderio è di incuriosire quella fetta di pubblico che non conosce bene e non sempre comprende l’arte contemporanea ma, aggiungo, vorrebbe. “Vorrebbe” vuol dire che è predisposto all’ascolto, alla lettura e alla ricerca, mosso da curiosità ed entusiasmo.
Michelangelo Pistoletto, una retrospettiva a Milano dal titolo Riflettiamoci
Perché?
1. Vedrai 25 opere, un numero più che sufficiente per comprendere il progetto dell’artista, per capirne l’evoluzione negli anni (si parte dagli anni ’60 fino ad arrivare agli ’90), per capire che è lo studio costante e l’osservazione a rendere personale lo stile di un artista e la sua ricerca. E quando scoprirai che tutto è nato da un ritratto comincerai ad appassionarti a questa ricerca. Ricorda che per comprendere un’opera è importante sapere da dove è partito l’artista!
2. Scoprirai con grande sorpresa che le opere sono lastre di acciaio inox, lucidato a specchio, sulle quali è applicata un’immagine ottenuta mediante una tecnica di riporto fotografico, consistente nel ricalcare una fotografia, ingrandita a dimensioni reali, a punta di pennello, su carta velina (a partire dal 1971 la velina dipinta sarà sostituita da un processo serigrafico di riproduzione dell’immagine fotografica). Sì, nel Novecento l’arte “si fa con tutto” (direbbe Angela Vettese).
3. Sei davanti ad un’opera, un quadro specchiante, cosa vedi? Una persona, viva, che si muove, respira e con i suoi occhi continua ad osservare: sei tu, che sei riflesso, tu e il tuo mondo reale, i tuoi abiti, i tuoi capelli, la tua espressione seria e un po’ perplessa; sei oggettivamente (allo stesso tempo virtualmente) in movimento in un’opera, sei parte dell’opera, così come lo sono state le persone prima di te, così come lo saranno in futuro le persone che vi si troveranno davanti. Così come lo è stato l’artista.
4. Sei parte dell’opera ora che ci sei davanti, un’opera che vive nel tempo, il tempo della realizzazione, il tempo passato, presente e futuro. L’opera ha potenzialmente in sé una quarta dimensione, quella temporale. Una tematica cara agli artisti italiani degli anni Settanta, verrà indagata e affrontata nei modi più diversi, portando lo spettatore a vivere in prima persona performance e installazioni.
5. Aggiungerei che arricchire una passeggiata lungo Corso di Porta Venezia, tra i Giardini Montanelli e Piazza San Babila, con una deviazione in Via Senato, intrufolandosi nel cortile del civico 24, vi farà scoprire non solo una piccola e curata galleria d’arte ma anche scorci di Milano importanti quanto spesso trascurati, come Palazzo del Senato.
Siete curiosi? Non siate timidi, bussate a quel portone e un mondo vi si aprirà davanti.
Fino al 26 luglio
Studio Guastalla, via Senato 24, Milano