5 Novembre: in Libreria #PCSP (Picccola Controstoria Popolare) di @alprunetti @edizionialegre #QuintoTipo

Creato il 25 ottobre 2015 da Vfabris @FabrizioLorusso

PCSP di Alberto Prunetti è in arrivo. Nell’attesa di cominciare a leggerlo e, passo previo, riuscire al più presto a averlo qui in terre messicane, non posso far altro che ricordarne l’uscita, prevista per il 5 novembre nelle librerie italiane, e riportarne gli estremi. Va da sé che consiglio il libro per fiducia e stima verso l’autore (di cui ho letto e apprezzato Amianto e il Fioraio di Perón) e perché è parte di una collana, Quinto Tipo, che è di per sé una garanzia.  Su GIAP qualche ragguaglio in più, così come sul sito della casa editrice, ALEGRE, da cui traggo il testo seguente.

Ribellioni, resistenze, renitenze, rivolte… Dov’è finita la Maremma raccontata dal Prunetti? Quella sì era roba pesante: gente che mangiava fiamme, sovversivi che facevano lo slalom tra rappresaglie, repressione e rastrellamenti, e qui dentro li trovi tutti, belli stipati e pronti al pum!come i chiodi e il sale grosso nella canna dell’archibugio. Anarchici e comunisti alla macchia… Gente che spara ai fascisti… Banditi che sciorinano poemi in ottava rima… Altra gente che spara ai fascisti… Disertori che nel ’15-’18 vivono in caverne e magari li rivedi più tardi che sparano ai fascisti… Congreghe di santi dementi che sfidano l’ordine del mondo flagellandosi per le strade, mentre altri preferiscono sfidare l’ordine del mondo sparando ai fascisti… Domenico Marchettini detto «Il Ricciolo», Robusto Biancani fu Patrizio che finì (non bene) in Urss, Giuseppe Maggiori che un rapporto di polizia definisce «personaggio veramente importante per l’opera di preparazione di attentati», Chiaro Mori detto «Chiarone»… E Quisnello Nozzoli, e l’oste anarchico di Prata, e il compagno Attila… E aspetta, come si chiamava quell’altro, quello che sparava ai fascisti? Ce l’ho sulla punta della lingua…
Quella Maremma non c’è più, ma PCSP la riporta in vita. Si può usare questo libro come un breviario: apritelo ogni giorno su una storia edificante a casaccio, e lasciatevene ispirare. E se vi trovate in una situazione di stallo, chiedetevi: «Che farebbe al posto mio Chiarone Mori? E Albano Innocenti?».
Quella Maremma, dio madonna, non c’è più, però c’è il buon esempio. Ci sono i racconti. Le storie dei nessuno che furono davvero qualcuno.
I dimenticati che han fatto la storia.

«…i fratelli Ancarani: Ettore ai ponti di Badia, durante le proteste contro il caroviveri tronchicciò di tonfi due gosti che si permettevano impunemente di sventolare la bandiera sabauda, mentre il fratello Paolino massacrò di legnate una guardia e venti giorni dopo andò a cercarla all’ospedale, dov’era ancora degente, per finire il lavoro… No, obiettate, non vi piacciono questi bruti. Volete storie bucoliche, miti che celebrino la vita agricola, l’onestà del sudore, il duro lavoro dei campi… Eccovi il Bartolommei, che al posto delle rape nell’orto sotterrava tubi di dinamite affinché germogliasse la rivoluzione sotto il sol dell’avvenire. Dopo questi crostini avete ancora fame di mitologia? L’assedio di Troia? E che dire dell’assedio di Grosseto…»

Autore:
Alberto Prunetti (Piombino, 1973) ha pubblicato Potassa, Il fioraio di Peròn e Amianto, una storia operaia. Traduttore e lavoratore culturale free lance, scrive su Letteraria, Giap, Carmilla, Il Manifesto,La Reubblica edizione Firenze e altre testate.

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