50 sfumature di grigio Il film

Creato il 10 marzo 2015 da Tiziana Zita @Cletterarie

Che l’adattamento cinematografico del primo capitolo della acclamata, odiata, incensata ma sicuramente molto venduta trilogia di E.L.James sarebbe stato un successo al botteghino era assolutamente prevedibile. Il film ha incassato in un paio di settimane circa 15 milioni di euro solo in Italia. Tutti hanno voluto vedere Mr Grey in carne, ossa e “frustino”: sia chi ha amato i libri, sia chi afferma di averlo fatto solo per curiosità.
Molte erano le scelte editoriali possibili nell’affrontare la sceneggiatura: avrebbero potuto raccontarci il lato oscuro, tormentato e vulnerabile che c’è alla base delle preferenze sessuali di Christian Grey e il perché questo mondo eserciti un fascino sull’ingenua Anastasia, oppure scegliere una narrazione più semplice, inevitabilmente superficiale, che ponesse l’accento sulla storia d’amore classica in cui il lato perverso fosse mostrato solo come aggiunta coreografica e non esplorato nei suoi significati più reconditi. Scegliere la favola edulcorata o affondare la lama come il Lars von Trier di Nynphomaniac?

Il business, si sa, è business e gli Studios, pur di portare al cinema più gente possibile, hanno scelto la strada più semplice e con il divieto ai 14 anni hanno segnato il destino del film. La pellicola svolazza sulle psicologie dei personaggi con estrema leggerezza e affida tutto ciò che non è mostrato all’elaborazione personale degli spettatori che ben conoscendo la storia, vanno a riempire con il ricordo le lacune dello script. Alcuni snodi drammatici fondamentali del passato di Christian vengono “raccontati” in modo piuttosto sbrigativo e non svelati con parsimonia al fine di esaltarne il giusto valore emotivo che fonda tutta la storia.

La realtà torbida e oscura che sta dietro la perfetta faccia d’angelo del giovane imprenditore e che in qualche modo ha attirato un’Anastasia lontana anni luce da quel mondo, non viene esplorata se non sporadicamente, limitando le incursioni nella famosa stanza rossa ad una serie di inquadrature montate in sequenza che molto perdono del potere conturbante originale. Le sculacciate, private del contesto in cui nascono e soprattutto senza spiegare a cosa sono finalizzate, diventano fini a se stesse e di conseguenza un po’ ridicole.Invece di esplorare lucidamente e impietosamente un mondo in cui dolore e piacere si confondono e si esaltano a vicenda per lenire una sofferenza e appagare un bisogno profondo; invece di declinare le 50 sfumature del protagonista che si rivelano nello sforzo di Anastasia di trovare un compromesso tra compiacerlo e non perdere la propria identità, si è preferito illustrare in modo soft scene di amplessi patinate e pudìche che sono solo un lontano riflesso di ciò di cui si parla nel libro.
E non sto dicendo che si sarebbe dovuto “vedere di più”, semplicemente che la regia era talmente terrorizzata di superare il limite, che il risultato è un bell’esercizio di stile, con inquadrature che non mostrano nulla. Ma a farne le spese è la passione.

Le acrobazie di Christian e Anastasia fuori dalle pagine non mi hanno eccitata per niente, ho provato la stessa emozione di quando si guarda un videoclip troppo poco raccontato per suscitare un’emozione intensa, troppo mirato alla perfezione estetica per andare alla sostanza. Una temperatura lontana anni luce dal fuoco generato dal sesso mostrato in alcune serie televisive, come quello primitivo e cattivo in Game of Thrones, o quello passionale e affamato in Outlander: tanto per citarne alcune.

Intendiamoci, il lavoro della regista Sam Taylor-Johnson in assoluto è dignitoso, molto raffinato, mai volgare (vedi il trailer) Si passano un paio d’ore piacevoli, assistendo al dispiegarsi di scene che nei dialoghi sono fedeli al libro, cosa che ha reso molto felici i fan. Tuttavia, è altro rispetto a ciò che il libro racconta e forse è stato proprio questo che ha generato litigi furibondi tra la regia e la scrittrice E.L. James, la quale probabilmente non ha gradito di veder ridotta la sua (seppur da molti discussa) creatura alla stregua di un riassuntino pruriginoso.

Dakota Johnson è stata comunque una bella sorpresa, molto simile come impatto visivo al suo alter ego letterario: intensa, a suo agio nei (pochi) panni  dell’innocente Anastasia, travolta da un’attrazione viscerale per l’enigmatico Christian. Jamie Dornan invece mi è sembrato un po’ imbarazzato, rigido nelle scene hot e mi chiedo se sia stata questa sorta di “distanza” emotiva a rendere non coinvolgenti le scene. Le aspettative dei fan, la pressione mediatica di sicuro non avranno reso facile il lavoro dell’attore, ma resta il fatto che Dornan, di indubbia avvenenza, ha più l’aspetto del bravo ragazzo e del fidanzato perfetto che del torbido e scisso Christian. E la sua limitata gamma espressiva non lo ha aiutato a far intravedere il mondo di vulnerabilità e oscura sofferenza, nascosto sotto la superficie del personaggio.

Amato da molti, odiato da altri, disprezzato addirittura, i pareri sono numerosi e soggettivi. Gli unici ad aver avuto ragione sono comunque i produttori che continueranno a macinare incassi in previsione del prossimo capitolo, 50 sfumature di nero, in uscita prevedibilmente nel 2016. Se il team sarà lo stesso ancora non è dato saperlo, ma se la scrittrice vincerà la battaglia con gli Studios e avrà mano libera nella sceneggiatura, assisteremo ad una decisa sterzata.


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