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50 SFUMATURE DI… MARRONE - Sulla “guerra” in Circumvesuviana (Seconda parte: LA RAPPRESAGLIA)

Creato il 06 ottobre 2012 da Ciro_pastore

50 SFUMATURE DI… MARRONE  -  Sulla “guerra” in Circumvesuviana (Seconda parte: LA RAPPRESAGLIA) Sulla “guerra” in Circumvesuviana (Seconda parte: LA RAPPRESAGLIA) 50 SFUMATURE DI… MARRONE Al via la strategia delle rappresaglie (più o meno giustificate)? CUI PRODEST? Ascanio Celestini – Fosse Ardeatine http://www.youtube.com/watch?v=o9jTPZeO9js In queste mesi, ha scalato le vette delle classifiche di vendita dei libri la trilogia delle 50 sfumature di... (grigio, nero e rosso), che finora ha venduto quasi 2 milioni di copie in Italia (più di 40 milioni nel mondo), classico esempio di narrativa per “casalinghe disperate”. Io vorrei cimentarmi, invece, in un breve ed anomalo sequel, peraltro non autorizzato: “50 sfumature di… marrone”. Innanzitutto, preciso che il colore del titolo fa riferimento a quello che caratterizza gli escrementi umani. Come tutti noi ben sappiamo, la “cacca” può assumere diverse “sfumature” di colore. Questa varietà cromatica è sempre, però, nello spettro colorimetro del marrone ed è dovuta alla tipologia di alimentazione (più o meno ricca di fibre vegetali) o a particolari condizioni di salute che provocano fenomeni diarroici, i quali, oltre a diluire la consistenza fecale, ne “attenuano” anche il colore. Qualcuno di voi sarà già inorridito da questa premessa, che definire “discorso di merda” non è per nulla inappropriato. Ma se avrete la bontà di resistere al disgusto, capirete, che questo inizio inneggiante alla coprofilia, ha un senso. Certo, ad una mente non obnubilata (come lo è certamente la mia) il nesso tra gli escrementi, e loro sfumature, potrà apparire “sforzato”, quasi a ricordare quanto avviene nei casi di stipsi prolungata che costringono il malcapitato defecatore a concentrare tutte le proprie forze nell’intento di raggiungere l’agognato “effetto espulsivo”. Ma tant’è, la natura ci ricorda attraverso l’atto defecatorio che, dietro ogni maschera umanizzante, si cela l’animale primordiale che, pur in grado di manipolare il mondo a suo (quasi) totale piacimento, è poi costretto dalla fisiologia a ritirarsi in solitudine per depositare il frutto fumante della propria digestione. Ma veniamo a noi: perché parlare delle 50 sfumature di merda? E soprattutto, perché parlarne cercando un nesso con la “guerra” in atto in Circumvesuviana, ma più in generale nel trasporto pubblico italiano? Fra i lavoratori il fermento (mai parola fu più appropriata) è evidente e da qualche tempo prova a prendere “plastica” manifestazione in azioni che hanno più i connotati della guerriglia partigiana che della guerra dichiarata. Quelli che si sono verificati - tra il 1° ed il 2 ottobre - in Circumvesuviana sono eventi in qualche modo epocali per la tipologia dei lavoratori interessati. Ma sono anche il segno di un mutato assetto complessivo delle dinamiche delle relazioni sindacali, che non poteva che riverberarsi anche sulle modalità di “lotta” dei lavoratori. Non è il caso di scomodare Zygmunt Bauman (il teorico della società liquida), per capire che non siamo più (e da almeno due decenni) nell’epoca dell’organizzazione del lavoro di stampo fordista. Quell’epocain cui “padroni” e sindacati si contrapponevano aspramente a tutela delle reciproche posizioni, utilizzando strumenti di rivendicazione e lotta basati essenzialmente sullo sciopero. Sciopero che, inizialmente, perfino gli stessi “padroni” mettevano in atto (le chiamavano serrate, ricordate?). La società fluida o liquida, che dir si voglia, ha cambiato le regole del gioco. Il mondo del lavoro si è precarizzato, fin quasi a portare all’estinzione del concetto stesso di lavoro, così come lo avevamo conosciuto finora. La crisi economica, e tutte le difficoltà che ne conseguono, sta dimostrando, poi, che non esiste più il posto fisso a vita anche per i lavoratori a tempo indeterminato. Sta nascendo, infatti, una nuova categoria: lavoratore a tempo indeterminato precario. Quasi un ossimoro, impensabile solo qualche anno fa. Tra questi lavoratori precarizzati (nonostante il loro contratto sia a tempo indeterminato) ci sono anche quelli del trasporto pubblico locale. Un tempo aristocrazia proletaria, poi emblema vivente del consociativismo deviato, oggi i lavoratori del trasporto pubblico sono “carne da macello”, sottoposti al costante fuoco di fila dei cannoni della “spending review”, nazionale e regionale. Tagli retributivi (reali), contratti di solidarietà, mobilità, tutto prospetta un futuro (immediato?) in cui la riduzione dei livelli occupazionali non sarà più il discorso accademico di qualche teorico del neoliberismo esasperato. Liberalizzazioni e privatizzazioni non sono più semplici argomenti per unaconvegnistica di maniera. La controparte datoriale (ASSTRA/ANAV) da qualche tempo ha smesso i panni del consociativismo improntato al “volemose bbene ”, per vestire la divisa di guerra e mettere su la “faccia truce”, in stile “padrone delle ferriere ”. I lavoratori del TPL, consapevoli che lo strumento sciopero (a seguito della sua regolamentazione) ha perso di efficacia sia pratica che strategica, stanno – gioco forza – ripiegando su tattiche più “guerrigliere” che, peraltro, tendono ad allargare la distanza fra essi e i cittadini colpiti dagli atti di guerriglia. Questi cittadini sono a loro volta lavoratori (precari anch’essi) che vengono colpiti direttamente dalle mutate tattiche di lotta. Nei servizi pubblici, infatti, non si può colpire direttamente ed immediatamente le aziende, che restano comunque i veri destinatari delle azioni messe in campo. Solo nel settore manifatturiero, lo sciopero classico (seppure fortemente depotenziato) determina ancora danni economici per la controparte datoriale e, quindi, solo in quel settore, la sua adozione come strumento di lotta ha ancora un senso. Ma se i lavoratori mettono in atto azioni che possono apparire “fuori dalle regole” della guerra formalizzata, che prevede un iter consolidato di azioni e controreazioni, le parti datoriali – anche su legittime pressioni di organi di controllo e sulla spinta emotiva dell’opinione pubblica – rispondono con la “rappresaglia”. Come nel caso dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, nella guerra partigiana i “ribelli” organizzano attentati alle forze regolari; queste, a loro volta, reagiscono con altrettanta furia cieca, decretando la morte di tanti incolpevoli. Ecco che nei giorni scorsi, un atto fortemente simbolico è stato strumentalmente utilizzato per mettere in atto l’immediata “rappresaglia”. Peraltro, è molto probabile che la rappresaglia fosse, in qualche modo, ampiamente preesistente nelle intenzioni di chi l’ha messa in atto. Pare, quasi, che si attendesse “proditoriamente” il verificarsi dell’evento scatenante. E, come nel caso delle Ardeatine, la rappresaglia è stata nettamente spropositata rispetto al danno subito. E c’è da giurarci, che alla prima azione di “ripicca”, ne seguiranno (a breve) altre, ancor più dolorose (in inglese maccheronico: NO MORE DIARIES?). A questo punto, però, entra in ballo il discorso sulle sfumature. State tranquilli, la mia dementia precox non mi aveva fatto perdere di vista la premessa iniziale e, pertanto, vengo al dunque. È indubitabile, infatti, che siamo tutti (lavoratori, azienda, sindacati e politica) sommersi dalla merda (per ora solo metaforica, fortunatamente). Questi escrementi, che tutto coprono, però, hanno molteplici sfumature e profumi determinati dal tipo specifico di alimentazione che ciascuna parte coinvolta può permettersi. I lavoratori, ovviamente, osservano un’alimentazione regolare ma priva di cibi “lussuosi”. Un calo improvviso e consistente dell’apporto calorico (retribuzione reale) li costringerebbe ad un’inaspettata (e forse immeritata) dieta forzata, e non per edonistici motivi estetici. Ritrovarsi, di punto in bianco, a “stecchetto” potrebbe provocare un clima di diffuso malcontento, ben peggiore del male a cui la rappresaglia voleva porre rimedio. Peraltro, siccome la merda, sia pure con diverse sfumature ripeto, avvolge tutti, è ben facile che in una situazione del tipo “muoia Sansone con tutti i Filistei ”, molti (fra chi ha chiuso i cordoni della borsa) debbano presto rinunciare ai cibi sopraffini ed esotici con cui, da decenni ormai, sono abituati a pasteggiare. Il flusso delle cospicue libagioni potrebbe interrompersi per l’intervento di Forze esterne, finora non informate dettagliatamente delle “carovane di spezie rare” che tuttora giungono nelle nostre terre… In passato, quando non esistevano le reti fognarie, esisteva una professione davvero negletta: o’ merdaiuolo. Esseri maleodoranti che ritiravano la merda dai pozzi neri. Chi vi si dedicava sapeva bene che la merda secca non puzza, ma se si prova a rimestarla rilascia tutti i suoi poco piacevoli effluvi. A scherzare con la merda, si badi bene, chiunque rischia di restare “inguacchiato”… Ciro Pastore- Il Signore degli Agnelli twitter CiroPastore62 http://golf-gentlemenonlyladiesforbidden.blogspot.com/

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