Pubblicato da fabrizio centofanti su gennaio 26, 2012
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Uno dopo l’altro: gioiellerie, supermercati, banche.
- Vieni, sbrigati!
Passamontagna, calzamaglie, caschi: ma quante te ne inventi, Marius?
- Sfondalo, dài, non stare lì come un babbeo.
Sei diventato abile: scardini sbarre, mandi in mille pezzi vetrine con cristalli rinforzati, possibile che non ci prendano? Prima o poi capiterà.
- Avanti, riempi il sacco, fatti dare il codice della cassaforte.
Le dita scorrono veloci, ricordi quando suonavi la chitarra nella stanza di sopra, col tuo amico, canzoni su canzoni, tutte raccolte in un quaderno, come si chiamava? Via della felicità: sarà quella che stai vivendo, la sfida ostinata col destino?
- Picchialo, fallo ragionare.
Perché non hai fatto il cantautore? Folle di giovani in delirio, la musica che ti porta chissà dove, che fine avrà fatto il compagno di mansarda? Dicono sia diventato direttore generale.
- Aiutami, portiamoli via tutti: questi sono i più preziosi.
Dove vuoi arrivare? Non sarebbe stato meglio un viaggio nella giungla? Non ti bastavano i serpenti velenosi?
- Dagli un altro calcio, altrimenti chiamerà gli sbirri.
Metteva la musica ai tuoi testi, già vi vedevate al Parc De La Courneuve, davanti a una massa urlante al ritmo delle Fender.
- Quanto dura questa storia?
- Sei scemo? Ti ho detto di tirargli un calcio.
Sarà vero? Direttore di che? Non riesci a immaginarlo, facevate casino, nella classe: la professoressa di latino vi aveva segregato in un banco alla sinistra della cattedra. Che idea balorda!
- Mi sto stancando, Marius.
- Non fare il deficiente, ti rendi conto che qui dentro c’è un tesoro?
Cominciaste a recitare mimi che facevano sbellicare gli studenti, la prof stava per piangere.
Perché non arriva mai la polizia? Possibile che non ci abbiano schedato? Erano testi che parlavano d’amore, di un amore strano, tormentato, perché non esiste un amore che va tutto bene, anche a Parigi, al Parc De La Courneuve, dove ballano e cantano all’unisono, alzano braccia, sollevano accendini, anche lì non è mica sempre facile, che cosa pensi? cosa vuoi che pensi? mi ami? certo che ti amo, prima o poi scriverai un romanzo su un direttore generale, sul fallimento dei suoi sogni, una soffitta in cui avevi già capito tutto, perché in fondo che cercavi, cosa cercano tutti, se non quella via sempre avvolta nella nebbia, la via dove ti perdi ogni momento, la via – dillo: non è mica un bestemmia – della felicità.
Già te lo immagini quando arriveranno, di corsa, le pistole puntate, vi getteranno a terra, stringeranno i polsi, col piede sulla pancia: vi ribellerete o lascerete fare, morirete da eroi o vi porteranno di filato in gattabuia?
Ti venivano senza fatica le parole, il direttore generale sorrideva, aveva già trovato la musica prima che scrivessi l’ultimo versetto, perché non vi siete lanciati, perché non avete mollato tutto per suonare al Parc De La Courneuve?
- Presto, prima che arrivino.
- Sono stanco; Marius: con questi mi ci compro una chitarra.