54. Spiegazioni

Creato il 11 novembre 2010 da Fabry2010

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Maria sta emergendo a fatica dalle vicende che l’hanno vista abbandonarsi al sentimento, in barba a una vigilanza critica che l’aveva accompagnata, finora, in ogni esperienza e in ogni scritto. Un pensiero la turba: come confesserà a don Faber di essersi lasciata andare nelle braccia di un clochard sotto i ponti della Senna? Riuscirà, lui, a capire il desiderio di una notte di pioggia dove i volti e i mondi si confondono e la mappa che ci ha guidati sino a oggi s’interrompe senza fornire ulteriori indicazioni? Si ferma sotto un albero spoglio: tra i rami intravede un tramonto striato di ombre che sembrano replicare all’infinito il suo dissidio, come se in ogni sole si annidasse un rovescio di tenebra, smarrimento e perdizione. Chissà se riuscirà a spiegare al sacerdote la lezione della pioggia che restituisce limpidezza proprio nel momento in cui le nuvole si addensano come minacce oscure, perché il cuore è un paradosso inspiegabile, e forse adesso è chiaro che il romanzo possibile è quello che traccia la geografia di gesti, pensieri e sentimenti confusi tra loro sino a formare un groviglio inestricabile, e Leopoldo, Saulo, Giulio da Padova, i fantasmi di scrittori trapassati, sono immagini visibili solo attraverso il velo d’acqua che avvolge ogni dettaglio della scena, anche l’albero spoglio che diviene simbolo della sua vita denudata, in cerca di due labbra rosse come il tramonto che aderisce alla pelle e non le dà più scampo, perché come potrà mai dimenticare Andreas, il ponte sulla Senna, i due vecchi che sorseggiano il tè e si stringono la mano, il bacio che l’ha travolta in una trama di cui non riesce più a vedere la direzione e il senso? Ma forse proprio qui sta la risposta provvisoria: dovrebbe lasciar essere, uscire dagli schemi, smettere il vizio di programmare tutto, di imprigionare il vento la nuvola la pioggia; vorrebbe ascoltare la voce che gli sussurra dentro come l’albero accoglie le lacrime del cielo, perché oltre la tenebra dello smarrimento e del peccato ci sono gli occhi azzurri e lucidi di un Dio dimenticato e mendicante, addormentato sotto la carta di giornale in un angolo sperduto di Parigi, da cui ora si alza un volo di uccelli urlanti come i suoi desideri inconfessabili.



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